mercoledì 31 maggio 2017

L'Ottovolante (sali e scendi, scendi e sali)


Ventiseiesima tappa, Albereto - Monteguzzo, 25 km.

Sento la sua risata appena esco dall'Accoglienza; il gallo ha iniziato a cantare da poco ma lui si è alzato velocemente nel cielo e ride del mio tentativo di bruciarlo sul tempo (che poi come si fa a bruciare il sole, mah).
Ci sono delle nuvole però e giuro che io non c'entro niente, anche se una preghierina per averle ieri sera l'ho fatta. 
Comunque: il Luna Park è già aperto per cui faccio il biglietto per le montagne russe ed entro.
Sali e scendi, scendi e sali, un breve tratto in piano e poi di nuovo sali e scendi, scendi e sali: è questo il segreto di un buon ottovolante, tenere il passeggero sempre in tensione, non permettergli mai di tirare il fiato o di rilassarsi, soggiogarlo insomma.
Il giro inizia con una lunga discesa da Albereto, giù, senza mezze misure.
La vista è di quelle da sturbo e allieta assai il passeggero; i vigneti giocano a rincorrersi gli unì con gli altri, alberi solitari riempiono buchi qua e là e piccoli leprotti saltellano tutt'intorno. Sono quasi felice ma la prima salita mi cancella un po' il sorriso dalla faccia.
Il primo giro finisce a Ziano Piacentino, dentro un bar che mi rifornisce di succo di frutta, cornetto e caffellatte freddo. Neanche il tempo di assaporare il tutto che la giostra riparte; sali e scendi, scendi e sali, più e più volte, fino a Rovescala. 
Entro nel bar della piazza che sono da strizzare, chiedo un succo al mirtillo e l'acida signora mi attacca un pippone sul fatto che le confezioni sono da 24 e lei non ne vende 24, per cui non li ordina, cosa della quale a me non importa nulla, ho solo una sete da disperso nel deserto. Recupero un ACE, l'unico succo presente e mi siedo di fuori. Questa volta mi prendo un po' più di tempo e libero anche i piedi ma il giostraio è una creatura senza pietà, e poco dopo suona la campanella del "altro giro, altra corsa, tutti a bordo".
Sali e scendi, scendi e sali, e sali, e sali, e sali, e dannazione, questa salitaccia infame rasenta la verticalità. 
L'Ottovolante si ferma due, tre volte, fa fatica e tanta ma alla fine guadagna il centro di Montù Beccaria, piccolo borgo adagiato sul crinale. Entro nel bar, il mirtillo c'è e, come per ribadire che siamo nel piacentino, al posto delle classico "patatine-noccioline" c'è pane e salame che rendono la sosta assai più interessante. 
La giostra riparte per i suoi ultimi giri, scende, scende, scende fino a fondovalle e poi sale, sale, sale fino a Canneto Pavese. Sono al lumicino, bevo il  bevibile e abbandono l'ottovolante che ormai è un rottame. Da li a Colombarone è tutta sul crinale poi un'ultima salitina e di nuovo giù fino all'accoglienza. Una tappa incredibile, sotto tutti i punti di vista. Io, dopo la doccia,  non mi sono ancora alzato dal letto: l'ottovolante uccide.

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