giovedì 25 ottobre 2018

La tappa lunga della Parenzana



Terza tappa, da Grisignana a Visinada, 37 km.

Inizia tutto con un'alba pazzesca fatta di colori saturi su nuvole leggere che sovrastano la vallata invasa dalla bruma, uno di quegli spettacoli che sanno strizzare il cuore come uno straccio bagnato. Il gruppo si muove compatto lungo il percorso che inizia a scendere impercettibilmente seguendo le anse della vallata, mentre il sole lentamente si guadagna il suo spazio nel cielo diradando i cirri. 
Arriviamo a una curva dove troviamo ad attenderci la sagoma di un capostazione con tanto di paletta in mano; non ha la faccia, dobbiamo mettercela noi e così, uno ad uno, ci prestiamo a questo gioco per le foto di rito. Serve a sdrammatizzare un po', a cacciar via lo spettro dei 37 km che aleggia sulle nostre teste. 


Proseguiamo passando sotto piccoli ponti, tunnel oscuri e viadotti arditi, fino ad arrivare al cospetto di Montona, cittadina arroccata su un colle e ancora lontana, che emerge dalla nebbia e contro luce, regalandoci una visione degna dei migliori paesaggisti dell'ottocento. 
Più camminiamo più il sole si alza e con lui il caldo; non sembrerebbe nemmeno la fine di ottobre se non fosse per i colori dominanti che sono quelli tipici dell'autunno, a partire dal rosso acceso del sommacco che cresce rigoglioso ai bordi del sentiero.
Continuiamo a scendere lentamente assecondando ogni piega della valle, fino ad arrivare a Livada, cittadina minima che segna la fine della discesa e l'inizio della risalita. È il posto giusto per fare una sosta, rifocillarsi e far riposare i piedi liberandoli dal giogo degli scarponi. Siamo in zona di tartufi e qualcuno si concede un primo piatto con il prezioso tubero in un ristorante locale ma non io che mi faccio bastare la banana, un avanzo di formaggio grana e una barretta.


Ci lasciamo alle spalle la vecchia stazione di Livada e cominciamo ad aggirare Montona, ora ben illuminata in cima al suo colle. Mancano dodici km o poco più a fine tappa e la stanchezza comincia a farsi sentire ma saliamo cercando di distrarre la mente dal contapassi personale: testa bassa, un metro dopo l'altro. Poco prima di arrivare a Visinada, un punto panoramico ci mostra da dove siamo partiti, dove siamo passati e tutta la strada fatta, una cosa di cui essere orgogliosi. 


Gli ultimi due km sono i più faticosi, non per la strada che ormai corre in piano, ma per le energie che sono ridotte al lumicino. Il gruppo che si era sfilacciato, si ricompatta per entrare unito in paese poi ognuno trova la sua sistemazione, la sua birra, la sua doccia e ci si ritrova tutti per cena. La tappa lunga è ormai alle spalle.


martedì 23 ottobre 2018

La Parenzana, prima e seconda tappa



Preambolo

Muggia ha un sapore familiare, è un deja vù reale legato alla Via Flavia percorsa a settembre dello scorso anno, un ricordo reso più vivido dalla presenza di Gregorio che l'aveva percorsa con me. Salire al Santuario di Muggia Vecchia è una formalità che sbrighiamo in una mezz'oretta abbondante. La notte la passiamo alla casa del pellegrino gestita da Don Andrea, un'accoglienza spettacolare in un posto suggestivo, pieno di storia e con una vista spettacolare. Gregorio prepara la cena e dopo due birrette e un goccio di Zubrowka (una delle mie vodke preferite) trovata nella dispensa, possiamo andare a dormire. Domani sarà Parenzana.


Prima tappa. Muggia - Portorose, 30 km

Scendiamo dal santuario alla piccola cittadina che è ancora buio. L'appuntamento con il gruppo è alla foce del Rio Ospo, un piccolo fiume che scende al mare dalla Slovenia. Ad attenderci ci sono dei buonissimi cornetti ripieni e un folto gruppo di persone fra cui Renato Cavaliere, il patron della Via Flavia. Quando partiamo sono le 8,00 precise e nonostante il sole sia già abbastanza alto, il borino, sottoclasse della bora, soffia forte e ci gela le ossa.
Poco dopo esserci infilati nella ciclabile, incontriamo il primo confine, quello fra Italia e Slovenia. Non è niente di più di un cartello, anzi due, uno per ogni senso di marcia, che indicano i due paesi.
La ciclabile continua mischiandosi a strade e paeselli fino ad arrivare alla vecchia stazione di Decani, che era a 17,6 km dalla stazione di partenza. Ora è una casa privata ma è conservata bene e dal tetto escono le antiche travi portanti. È la prima che vedremo lungo la strada.


Proseguiamo costeggiando campi pieni di vigneti che ormai hanno fatto il loro dovere e lo dimostrano con il colore tipico della vite d'autunno, quel rosso scuro che rende la campagna una perfetta macchia di colore.
Pochi chilometri e arriviamo a Capodistria, aggiriamo il centro storico e ci fermiamo davanti al mare a fare uno spuntino. Il vento ci sferza senza sosta e increspa le onde del mare facendo la felicità di qualche wind-surfista. È una sosta breve, poi si comincia a seguire la costa; passiamo davanti a dove fu affondata il Rex, una nave passeggeri bombardata dagli inglesi nel '44. Ci sono dei grossi cartelloni che riproducono foto d'epoca, della barca reclinata su un fianco e della vecchia ferrovia che seguiva la linea del mare. Arriviamo a Isola d'Istria, splendido borgo affacciato sull'acqua che rimane lontano, ahimè, dai nostri passi: la via continua verso l'alto poi si infila fra i campi e così continua fino alla prima delle due gallerie del giorno. È conservata benissimo (come quasi tutto qui in Slovenia) ed è un passaggio bellissimo di questa prima tappa. Ci vogliono pochi chilometri per arrivare alla seconda, ma le forze scemano un tantino e la velocità si adegua. Quando usciamo dal secondo tunnel sono le 15,30 e Portorose si stende ai nostri piedi. Il tempo di andare a lasciare gli zaini all'ostello e farsi una doccia e andiamo al primo bar a farci un paio di birre rosse irlandesi (fuori zona, lo so, ma questo passa il convento).
Il resto è una storia di malvasia non soddisfacente, di fritto misto di mare abbondante, di tanto aglio in tutte le pietanze e di Pelinkovac a fiumi.
La prima, come al solito, è andata.



Seconda tappa, Portorose - Grisignana, 27 km
La tappa è dura e lunga; si inizia seguendo la costa in ogni sua curva, anche quando la strada per farlo passa attraverso un campeggio vuoto e con alcune tende e roulotte stanziali avvolte dal domopak come le valigie in transito in un aeroporto. Ciò che ci aspetta dopo poco è senza dubbio una delle cose più belle dell'intera tappa: una piccola ansa di un canale ospita l'officina di un riparatore di piccole barche in legno. Non è un luogo normale e lo si capisce subito; all'interno dell'officina campeggiano tre quadri, tre ritratti, Lenin, Marx e il Che Guevara, e all'esterno mille oggetti creano un amalgama affascinante fatta di reti, lampade antiche, salvagenti e attrezzi come oggetti sacri. È un tempio all'operositá e al lavoro, un'oasi sana di nostalgica passione nautica ed è un posto magico. Tutto il canale che seguiamo è ricco di spunti fotografici interessanti fatti di barche semi affondate e legni marci; verrebbe voglia di rimanere qui per sempre, esattamente come lungo le saline di Sicciole, luogo desertico e scarno per antonomasia dove uccelli coraggiosi vivono indisturbati cercando la loro dimensione.



Attraversare a piedi una frontiera ha un sapore antico e noi lo gustiamo appieno, mostrando i nostri documenti prima alla finanziera slovena e poi a quella croata. Da qui l'asfalto scompare lasciando il posto a una sterrata che corre dove un tempo erano traversine e binari e che ci accompagnerà fino a  Grisignana, luogo di arrivo di questa seconda tappa. 
Si passa però prima di fianco a Buje, piccolo borgo arroccato su un monte e per la sua stazione più a valle poi si prosegue fra una vegetazione multicolore verso Triban e la sua stazione inesistente per giungere infine a due brevi gallerie, la seconda delle quali ci conduce direttamente al piccolo borgo di Grisignana, città degli artisti dal fascino antico preservato nel tempo. 

Si cena e si dorme in un piccolo appartamento col camino, segno inequivocabile che qui, al dispetto dei turisti, il tempo non è passato


domenica 21 ottobre 2018

Quattro giorni sulla Parenzana


Buongiorno a tutti e bentrovati.
Dopo la Via del Volto Santo camminata a maggio e dopo una lunga estate stanziale, sono di nuovo pronto a mettermi in Cammino. Saranno, ahimè, solo quattro giorni ma cercherò di farmeli bastare.
Saremo in 12 a camminare insieme, io, Gregorio (l'amico ritrovato che aveva percorso la Via Flavia con me a settembre dello scorso anno) Renato Cavaliere (patron di quella bellissima Via), Marino (benemerito ciclista) e tutte le Mule di Monfalcon.
Il percorso è la Parenzana, una bellissima ciclo-pedonale che ricalca il tragitto di una vecchia ferrovia a scartamento ridotto che univa Trieste a Parenzo, in Istria; la linea, costruita dalla fine dell'ottocento e terminata nel 1902, fu demolita nel 1935. Il percorso dei binari è stato recuperato poco tempo fa e tramutato in una delle ciclabili più apprezzate di questo spicchio di terra.
Sette tunnel, diversi viadotti, rocce di tutti i colori, vigneti, piccoli porticcioli: tutto questo è la Parenzana oggi, 130 km affascinanti e pieni di storia.
Sarò sincero: mi aspetto molto da questo itinerario sia dal punto di vista paesaggistico che da quello sensoriale (stiamo parlando ovviamente del gusto, il principe di tutti i sensi) e non vedo l'ora di partire.
Oggi raggiungerò Gregorio a Mestre e da lì ci muoveremo verso Trieste e Muggia. Ci saranno 3 km di salita da fare subito per raggiungere il Santuario di Muggia Vecchia dove ci sarà Don Andrea ad attenderci; dormiremo nell'ostello a donativo che è la prima accoglienza della Via Flavia e domattina scenderemo nuovamente in paese per il meeting point con gli altri.
Come al solito, ogni giorno potrete leggere il racconto della giornata e potrete ascoltare i miei strampalati report sul sito di Radio Francigena 
Non mi resta che salutarvi e augurare buon Cammino a tutti voi.
Ultreya