giovedì 11 maggio 2017

Il bosco e la sentinella sottile


Decima tappa, Badoere - Castelfranco Veneto, 20 km

Quando apro le finestre della stanza un bel sole mi abbraccia subito, donandomi fiducia e regalandomi il sorriso. Faccio una colazione veloce veloce, chiudo lo zaino e poi via, verso una nuova tappa. Supero la rotonda e giro a destra passando nel backstage di cotanta piazza per poi cavalcare nuovamente il GiraSile. Ormai percorro questa lunga Ciclabile Verde da giorni, è la mia compagna fedele, il piacere dei miei piedi, linea sinuosa, traccia sicura. Oggi è un po' fangosetta, sarà che siamo vicini alla Porta d'acqua, dove questo strano e multiforme fiume nasce, saranno le piogge dei giorni passati ma i pantaloni, lavati di fresco a Venezia sono già pieni di mota. Non vi dico le scarpe. Me ne faccio una ragione e continuo serenamente, fino ad entrare in un'oasi naturalistica di rara bellezza, il Bosco dei Fontanassi. È una via di mezzo fra una foresta e una palude: tanti sono i canali che lo attraversano e alti gli alberi che lo nascondono al mondo esterno. Sono lì che mi beo di questo spettacolo quando sento un rumore di fronde scosse alle mie spalle, mi giro e lui è li, con la bocca aperta e i denti in bella vista: è un lupo cecoslovacco e il cuore mi sale fino in gola.
Improvvisamente una voce da qualche parte chiama il suo nome ma quello non si muove, anzi ne arriva un altro; io rimango immobile, fortunatamente i bastoncini sono appoggiati ad un albero e non innervosiscono i due canidi. Il nome del primo viene ripetuto, poi una seconda voce chiama quell'altro ed entrambi partono a razzo scomparendo così come erano arrivati: gaudemus!!!
Esco poco dopo dal bosco e mi incammino sull'ultimo tratto della Greenway; mi dispiace lasciarla, ci si camminava proprio bene: penso che dovrebbero esserci strade verdi del genere in tutta Italia, forse la gente lascerebbe più volentieri i motori puzzolenti a casa. 
Il tempo nel frattempo è peggiorato notevolmente, comincia a buttare giù qualche goccia di  pioggia ma sento che non durerà e, fedele a questa mia convinzione lascio la mantella ben chiusa nello zaino e proseguo così come sono: il meteo mi da ragione.
Poco prima di sbucare a San Marco, piccola frazione di Castelfranco passo davanti al monolite nero: è un albero bruciato, probabilmente da un fulmine, e, così annerito e reso sottile dal fuoco, sembra una sentinella triste del Cammino. 
San Marco è minuscolo e lo passo in un attimo, poi un paio di sterrati, due deserte stradine di campagna, un sottopassaggio pedonale ed eccomi al cartello di Castelfranco dove scatta il ritual-selfie. Le mura circondano un piccolo borgo fatto di cardo e decumano e poco altro. C'è un duomo da visitare, lo farò appena finita la fase relax e c'è anche una presentazione da fare alla Ubik e io non vedo l'ora. Domani si va a Facca via Cittadella e sarà un'altra gran bella tappa lungo la Via Postumia.
Besos a todos.

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