venerdì 19 maggio 2017

Lago G e la pioggia annunciata


Diciottesima tappa, Pastrengo - Monzambano, 25 km.

Sono giorni che tutti mi dicono "venerdì piove" e quando stamattina apro le finestre e vedo le nuvole compatte penso "avete vinto voi".
Si però non piove ancora; è vero, non lascia presagire nulla di buono però....
Mi metto in marcia che sono le 8,00 in punto e inizio a zigzagare beato fra i vigneti e le rose che ne sorvegliano i filari. È un gran bel camminare, paesaggi intensi, zero calura, e tanto silenzio.
Si però....
Arrivo a Colá, un piccolo borgo arroccato con il suo castello, la sua chiesa con i cipressi e le belle casette in pietra. 
Il lago ancora non lo vedo nonostante sia ad uno, forse due km ma percepisco la sua grossa presenza.
Di nuovo giù fra le vigne e i campi di frumento in un paesaggio che più bucolico non si può.
Si, però....
Il silenzio viene improvvisamente rotto dal crescere costante di urla, risa e schiamazzi, poi musicaccia e ancora più urla. Ci siamo, il parco giochi è aperto e trabocca gioventù pronta a catafottersi da altezze vertiginose lungo montagne russe e altre diavolerie su binario: siamo a Gardaland.
Aggiro velocemente l'immenso luna park e in men che non si dica raggiungo la riva del grande lago, il lago della grande G, il Garda.
Non è la giornata migliore per gustarne la bellezza ma mi faccio bastare ciò che vedo camminando la sua riva fino a Peschiera. 
C'è anche il tempo per una sosta in cui bevo e sgranocchio due mandorle e un uccello mi caca prima sullo zaino e poi sul cappello. Riparto augurandogli di finire in un piatto con la polenta fumante.
Si però...
Peschiera è bella, con le sue fortificazioni, il porto e lo struscio dei turisti; perfino il sole sembra volerla benedire con qualche raggio. Esco per viuzze secondarie e a un certo punto sono di nuovo fra i vigneti.
Si però...
Faccio finta di non vedere quella specie di muro grigio che è diventato il cielo alla mia destra così come mi illudo che il vento sia un mio alleato pronto a spazzare via tutto il male, come un supereroe, come l'uomo tigre.
Accelero i passi più e più volte, salgo e scendo le collinette come un podista impazzito, mi do la carica da solo, ce la puoi fare, ce la puoi fare, ce la puoi fare.
Si però...
Scavallo l'ultimo dosso e le prime case di Ponti sul Mincio mi appaiono, colorate e in contrasto con il buio cupo del cielo.
Si però...
Passo la piazza
Si però...
Passo il castello.
Si però...
Faccio altri dieci passi e: vai con la tormenta !!!
Si però noi te l'avevamo detto che avrebbe piovuto.
Maledetti menagrami.
C'è la tenda di una bottega e proprio sotto, una panchina: la eleggo a mio riparo. Tiro fuori i sotto dei pantaloni e la mantella e come Superpippo con la nocciolina divento nuovamente lo Gnomone blu della Val di Susa. Quando mi incammino Giove pluvio percepisce la potenza del mitico Gnomone e chiude un po' i rubinetti; dopo altri dieci​ li chiude del tutto ed io posso fare il mio ingresso trionfale a Monzambano.
Fine tappa. Ora c'è il sole.

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