giovedì 25 maggio 2017

Il vento caldo dell'estate mi sta portando via


Ventiquattresima tappa, Gussola - Solarolo Monasterolo, 18 km.

È il giorno della tappa breve e dovrebbe essere quello del poco o niente e invece...
Faccio colazione un po' piu tardi visto l'esiguità dei km e me la prendo comoda; il cielo è nuvoloso ma già si capisce che tenderà ad aprirsi anche senza spacca-nuvole. 
Si riparte dalla ciclabile, lì dove si era lasciato, ma la si abbandona quasi subito; una sterrata scende alla sinistra dell'argine e mi proietta fra i campi. 
La macchina fotografica scatta a raffica, giochi geometrici di giovani coltivazioni, alberi isolati e tanta, tantissima camomilla spontanea.
Riguadagno la ciclabile e poco dopo entro nel paesino di Torricella del Pizzo per un richiamo di colazione. La ragazza del bar fa subito domande e io seguo il copione raccontando della Postumia, dei pellegrini in aumento e di tutto il resto mentre sorseggio caffellatte freddo e mangio un bombolone (non ho resistito). Torno a camminare di slancio seguendo diligentemente la ciclabile e dopo qualche km mi sorpassano, in gran velocità, due pattinatori, allineati e in sincrono come majorettes; poco dopo li vedo tornare insieme a dei ciclisti: lui guida il plotone, lei è posizionata al centro del gruppo. Già mi immagino di vederli tornare ancora con qualche runner al seguito, e poi nuovamente con la squadra locale di corsa coi sacchi ma una freccia gialla mi rimanda giù dalla sommità dell'argine.
Attraverso un minuscolo boschetto poi sono di nuovo fra il frumento, il pannocchiame, e tutto il resto. Il cielo si è aperto un po' e le nuvole si muovono lente, punteggiando la pianura di larghi coni d'ombra e io perdo la testa, almeno dal punto di vista fotografico. Non manca molto a chiudere la tappa ma rallento ancora i miei passi, fermandoli addirittura per mangiare la banana, ma il paese è lì, a due passi, vedo il campanile della chiesa emergere dalla vegetazione. Prima dell'ostello però ci scappa un'occhiata alla Cascina Stanga Maggi, un complesso rurale del 1700: il suo ingresso, di un  arancione acceso, è sormontato da una guglia con tanto di avvoltoio in cima e ha grosse rose colorate a fare da contorno.
Veramente un bel luogo.
L'ostello è tutto mio, sono l'unico ospite; metto su una lavatrice (in fase centrifuga mentre scrivo) e mangio il pasto dell'uomo solo: tonno, fagioli e cipolla, con tanto pepe.
Per tutto il resto c'è tempo.

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