domenica 14 maggio 2017

Di caprioli, gelsi e amoli


Tredicesima tappa, Quinto Vicentino - Brendola, 30 km.

Il primo km me lo faccio da solo, dall'accoglienza al centro di Quinto Vicentino, dove ho appuntamento con Alessandro, referente di zona della Postumia. Partiamo veloci perché altre persone ci attendono sul ponte di Marola. La Via corre su una ciclabile sterrata che, attraversando campi e campagne, arriva proprio al meeting point. Il duo diventa quintetto con Monica, Veronica e Paolo.
C'è giusto il tempo di fare qualche km, vedere il primo capriolo, passare davanti ad un bellissimo mulino e siamo già a Vicenza, e ci siamo con uno scopo preciso, salire al Santuario di Monte Berico. 
Tagliamo per la prima rampa di scale e poi imbocchiamo il porticato che sale verso la chiesa regalando a chi lo percorre una prospettiva mozzafiato. La chiesa è piena, c'è la messa e noi entriamo in punta dei piedi, giusto il tempo di appoggiare la mano sul tondo argentato che raffigura la Madonna e sfiorarne la sacralità, poi via in sacrestia per un timbro sulla credenziale e le risposte di rito alle suorine curiose.
La strada scende ciò che aveva salito e lo fa su uno sterrato ombroso, una cosa buona e giusta visto che comincia a fare caldo, molto caldo. Sbuchiamo nei pressi dell'autostrada, ci passiamo sotto e poco dopo facciamo la meritata sosta nel chiostro di un santuario, con le chiappe sul marmo e i piedi all'aria. Paolo, il sant'uomo,  tira fuori dallo zaino una vaschetta piena zeppa di ciliegie buonissime che trangugiamo selvaggiamente alla ricerca del frutto perfetto (tutte scuse). Dura poco, dura sempre poco: dopo un caffè shakerato siamo di nuovo sulla strada ed ecco che appare il secondo capriolo: sembra che corra verso di noi ma in realtà vuole solo tagliarci la strada, guadagnare il bosco e l'invisibilità. Pochi minuti dopo inizia la salita infame e senza ombra.
La pendenza della strada è di quelle da gran premio della montagna e improvvisamente le parole si fanno sporadiche, poi più sporadivche ancora poi nulle; quando sbuchiamo a Valmarana la mia camicia è zuppa e la bandana anche peggio. C'è una bella vista e tira anche un po' di prezioso venticello e tiriamo un po' il fiato. 
Ci infiliamo nel bosco per continuare a salire leggermente; il Cammino è allietato dalle more di gelso e dagli amoli, piccole prugne tonde e acerbe, asprigne come una mela verde. 
Sbuchiamo infine a Brendola davanti alla sua chiesa dalla facciata sgargiante; c'è anche un'osteria che però non fa servizio bar e neanche ti vende una lattina (molto simpatici). Ma la tappa è agli sgoccioli, resta il tempo, per Alessandro, di dipingere un'ultima freccia gialla sul bordo di un marciapiede e poi arriviamo, tipo l'Armata Brancaleone, all'accoglienza dove è in corso il fine pranzo di comunione di qualche ragazzino. 
Ci guardano come degli alieni ma noi voliamo alto e, prese bibite e acqua, ci andiamo a sdraiare su un prato, lontano da tutti loro e all'ombra di piccoli alberi. Sono gli ultimi istanti di una bellissima giornata fatta di passi, di parole e di nuovi amici. Cosa chiedere di più.
Saludos amigos nuevos.

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