mercoledì 24 maggio 2017

Chi si rivede, il Po


Ventitreesima tappa, Breda Azzolini - Gussola, 25 km.

La colazione all'ostello è autogestita per cui alle 6,15 sono già lì che trangugio il mio mezzo litro di latte con biscotti e cornetto; non ci vuole molto e alle 6,45 sono già per strada. Il cielo è velato, il sole si nasconde ed io, dopo il caldo patito ieri, non posso che gioire. Passo un primo paesino come se non esistesse, seguo canali e sterrate che si inseguono zigzagando per la pianura fino ad incontrare un bel tabernacolo incorniciato di splendide rose rosse: una sosta è d'obbligo.
Un'altra manciata di km e scorgo le mura di Sabbioneta, piccola perla del mantovano, patrimonio dell'Unesco e luogo di transito del 45° parallelo. 
Ci giro intorno fotografando come un invasato perché, si sa, i muraglioni e i fossati mi garbano assai, poi attraverso ponte e Porta Imperiale ed entro. 
Se ripenso al traffico di Cittadella mi sento male, qui invece è quasi tutto pedonale, lo so perché non ho usato i marciapiedi... cosa che del resto faccio raramente.
Il borgo è molto bello, palazzi storici, chiese, una sinagoga, e la piazza del municipio invasa dal mercato. Ne approfitto per comprare due pesche e una banana poi attraverso Porta Vittoria e abbandono Sabbioneta al suo destino.  
Si prosegue per campi e il fatto che il cielo sia rimasto velato rende i passi più piacevoli; una freccia gialla mi ricorda che a Genova mancano ancora 357 km ma io alla distanza dalla meta non ci penso, voglio dire, non ci ho pensato fino ad ora perché dovrei cominciare a farlo adesso. Accarezzo la freccia e tiro dritto, fino a sbucare nuovamente su strada. Poche centinaia di metri davanti a me si distingue il campanile di una chiesa, il Santuario della Beata Vergine della Fontana. Entro in punta dei piedi perché c'è gente seduta sui primi banchi della navata e scopro subito che in questo luogo un po' sperduto è sepolto nientepopodimeno che il Parmigianino, e che inoltre, su una parete, c'è un affresco che ritrae Giovanna d'Arco, il primo ritratto italiano della pulzella d'Orléans. 
Parlo con un frate e gli chiedo se può mettere il suo timbro sulla mia credenziale; lui non se lo fa ripetere due volte e mi regala anche una piccola guida del Santuario. La messa inizia e io tolgo il disturbo, dirigendomi di gran lena verso l'abitato di Casalmaggiore. 
Anche questo paese ha il suo fascino, la piazza del comune, lunga e pavimentata in bianco è un gioiellino ma non regge il confronto con la fortificata Sabbioneta. 
Attraverso velocemente il paese, faccio una breve salitella e toh, chi si rivede, il Po. Lui, come da tradizione non da troppa confidenza, continua a scorrere lento e inesorabile ma secondo me è contento di rivedermi.
Lo seguo, controcorrente, per un bel pezzo ma i tempi delle ciclabili infuocate sono lontani, qui si sta al sicuro sotto l'ombra degli alberi e c'è un silenzio così profondo e armonioso che verrebbe voglia di sdraiarsi in una delle tante pioppete che si costeggiano e lasciarsi cullare in un sonno ristoratore ma Gussola è vicina e il sole alfine ha trovato il modo di venir fuori: time to go. 
Sono 4 km di sterrata poi mi ricongiungo con la ciclabile e poco dopo entro in paese.
La stanza del b&b dove dormo e una d'altri tempi, con il letto altissimo e la testiera dipinta. Lo assaggio subito e lo trovo molto comodo. Ne approfitto per mandare i commenti finali ai ragazzi di Radio Francigena e poi via, sotto la doccia.
Anche questa è andata, Genova arrivooooo.

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