sabato 6 maggio 2017

Giuseppe lo scorpione e la compagnia errante


Sesta tappa, Oderzo - Musile di Piave, 32 km.

Spalancare la finestra della camera da letto e con piacere vedere che c'è il sole, sentire una vocina dentro che dice "sporgiti un po' di più", farlo e notare con dispiacere che la nuvolaglia è alle tue spalle ma c'è, e c'è per restare.
Vabbè, chi se ne frega, tanto oggi cammino in compagnia.
Arrivo alla stazione di Oderzo e dopo cinque minuti​ un treno scarica sul binario 2 un omone pellegrino che risponde al nome di Giuseppe. Sarà lui a dividere con me la tappa di oggi e anche quella di domani. Ci troviamo subito, merito di quell'affinità elettiva che unisce i pellegrini e che rende tutte le differenze superabili...anche il suo essere scorpione...ops!.
Partiamo veloci, velocissimi: sulle ali delle chiacchiere facciamo due ore filate a passo sostenuto. C'è parecchio asfalto, sarà più o meno così fino a metà tappa, ma le macchine sono poche e, fra cagnolini abbaianti da dietro i cancelli, vigne di viti enormi e cappelli da alpino giganti sfioriamo Ponte di Piave e arriviamo a Noventa di Piave. Una sosta ci sta tutta. Il Piave è una presenza potente, tutto parla di lui del resto è un fiume che ha fatto la storia ed io non vedo l'ora di incontrarlo. Non ci vuole molto, pochi km di una bella ciclabile sterrata dove camminare è un sogno e si arriva al ponte di barche che ci permette di attraversare questo lento serpente d'acqua; il suo corpo fluido è colorato di bianco per i vaporosi pollini dei pioppi che scendono giù come fiocchi di neve, tutto molto bello.
Si affaccia un timido sole, e un po' di azzurro fa capolino fra le nuvole compatte. Mancano poco più di 6 km ma la stanchezza comincia a farsi sentire e le nostre conversazioni si riducono di intensità sfiorando il monosillabico. 
Tre "drittoni" su asfalto segnano gli ultimi tratti della tappa poi, finalmente, entriamo a Musile di Piave, in largo anticipo e con la gola secca. La sosta è d'obbligo, birra per lui, coca zero per me ma il posto è affascinante, trattasi di osteria vecchio stampo con i vecchietti che giocano a carte. Ci informiamo sulla cena e il menù che ci portano parla chiaro: 11€ primo, secondo e contorno e non vi dico i piatti perché sbavereste. Prenotiamo e poi via verso il B&B  dove ci accoglie Patrizia, più che una donna un mito che oltre a farci sentire a nostro agio trova anche il tempo di ricucirmi il marsupio esploso durante una sosta. Che dire, siamo stanchi ma felici, felici marci. 
Domani è un altro giorno, trullallà.

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