Terza tappa, Palazzolo dello Stella - Giussago 32 km.
Aspettavo la pioggia perché il cielo era plumbeo e invece anche oggi il gestore del meteo locale ha giocato allo Spaccanuvole, proprio come Robin e Jeff nel film di Terry Gilliam. Ha iniziato a metà mattinata e non ha smesso più e lo benedico per questo, perché mi ha permesso di fare foto strepitose pigiando solo il bottone, non mi sono dovuto sforzare.
Ma andiamo con ordine. I due km per arrivare dal mio agriturismo al centro di Palazzolo dello Stella sono di quelli che non vorresti fare mai più: strada trafficata, camion e un filo di spazio dove camminare, ma dura poco, poi, attraversato un ponticello pedonale ballerino e poi, svoltato a sinistra, mi incammino tranquillo per una lunga strada dotata di ampio marciapiede.
Dopo pochi metri incontro un signore con bastoncino, barbetta, occhio folle e camicia di flanella: è un pellegrino impegnato in una piccola viandanza locale e non gli par vero di aggregarsi.
Inizia a parlare e non smette più e, come se non bastasse, vuole a tutti i costi che lo segua lungo un altro tracciato che porta a Latisana: è la mia prima meta di oggi ma la strada che vuole impormi non è la mia. Insiste un po', un po' troppo, e cerca di spaventarmi con elenchi di insidie e curve pericolose per poi giocarsi la carta dei km risparmiati ma io non mollo e alla fine lui cede e me ne libero (con un sospirone di sollievo). Poco dopo entro in campagna.
C'è una lunga serie di strade bianche che si susseguono sotto la suola delle mie scarpe, alcune così lunghe e dritte che sembrano non finire mai ma alla fine sbuco a Gorgo, ridente micro paese dove l'asparago regna indiscusso. È proprio accanto al corso del Tagliamento e la Via comincia a seguirne il sinuoso argine senza però farmelo mai vedere. Devo aspettare di arrivare a Latisana e attraversare il ponte per poterlo incontrare.
È largo e anche un po' melmoso ma la nuvolaglia è ormai in frantumi e il cielo azzurro si riflette sulle sue lente acque donandogli splendore.
È qui che abbandono il Friuli (mandi mandi) ed entro in Veneto. Faccio una sosta all'ombra, mi nutro e via, di nuovo in marcia.
La campagna è silenziosa e le nuvole sembrano sistemarsi nel miglior modo possibile ad ogni inquadratura, così, per regalarmi suggestioni maggiori. Le rane gracidano e il loro suono é l'unico udibile insieme a quello dei miei passi; nelle due ore che impiego ad arrivare a fine tappa c'è tempo per pensare, per farsi domande, provare a darsi risposte, avere idee brillanti e dimenticarle e infine rinfrancarsi con una birra analcolica ad un passo dalla meta. Una gran bella tappa, non c'è che dire e la fatica svanisce grazie ad una lunga doccia rigenerante.
E adesso?
Adesso Pizzaaaaaa!!!!
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