venerdì 12 maggio 2017

Giro di guardia con rododendro


Undicesima tappa, Castelfranco Veneto - Facca, 23 km + 1,5 km di giro di guardia.

Ieri sera ho fatto tardi, molto tardi, almeno per gli standard pellegrini: le 00,24. Il fatto è che la presentazione alla Ubik è stata un gran successo e quando questo accade non ci si può esimere dal festeggiare in qualche bar.
Detto questo ho comunque aperto gli occhi alle 4,49 e che non sono normale lo so da me.
La tappa inizia bene: appena usciti da Castelfranco si imbocca il Sentiero degli Ezzelini che corre lungo il torrente Muson e lo fa con grande pace ed armonia, l'ennesimo tubone verde.
Quando arrivo a Castello di Godego sono fuori dal tunnel ma continuo a divertirmi zigzagando fra sterrate di campagna cosparse di papaveri e stradine deserte con tanti piccoli tabernacoli, dedicati perlopiù alla Madonna e a sant'Antonio da Padova.
Continua così fino a Galliera Veneta, picco paesino dove fa bella mostra di se un super casone, la Villa Imperiale che ospita, fra le altre cose, la biblioteca ed è circondata da un bellissimo parco. Non me lo faccio dire due volte, entro, trovo la panchina giusta e via le scarpe, via i calzini, piedi all'aria e sosta obbligata. Il tempo é bello, ci sono nuvole in abbondanza ma il sole la fa da padrone e fa anche caldo, per cui un po' d'ombra è proprio quello che ci vuole. Cittadella è vicina, non manca molto ed è lei oggi il piatto forte della tappa. Altri tre km di zig zag e finalmente vedo l'imponente cinta muraria e, con passo veloce e sicuro, l'attraverso.
Io brontolo, ormai dovreste saperlo, e spesso lo faccio a voce alta attirando l'attenzione: questo è uno di quei momenti. Per essere un paesino grande come uno sputo c'è il traffico di una metropoli all'ora di punta e i nervi mi saltano immediatamente con gran fragore di imprecazioni. Questa cittadina è un gioiello, un diamante sporco e per riportarlo alla sua brillantezza basterebbe fare una scelta coraggiosa e importante: pedonalizzare. Ma poi sai i bar, le gelaterie, i negozi, tutti a morire dalla paura di perdere il loro pulciosi soldi. Questo paese è schiavo del denaro e del proprio, piccolo orto ed è per questo, ed altri motivi, che la gente ha perso la percezione della bellezza dei luoghi in cui vive, è cieco davanti ai suoi stessi tesori. Salgo subito sulla cinta muraria, penso che forse da lassù tutto mi sembrerà migliore e il "rododendro" si calmerà ed in effetti è così.
Una ventina di metri a volte bastano a cambiare lo stato delle cose, ad attutire le brutture del mondo e a donare una prospettiva nuova, diversa: forse è per questo che amo così tanto la montagna, il suo distacco dall'umana bolgia.
Faccio tutto il giro di guardia, un km e mezzo in più sul tabellino di marcia ma ne vale veramente la pena poi scendo, un gelato al volo e sono on the road again come cantavano i Canned Heat. Fino a Facca sono altri tre km e me li mangio voracemente, nonostante il caldo.
Questa tappa è finita e domani è un altro giorno sulla strada.

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