lunedì 15 maggio 2017

La Linea e i vigneti ovunque


Quattordicesima tappa, Brendola - Gazzolo, 25 km.

La colazione di stamattina è di quelle da ricordare per l'eternità: muesli croccante, yogurt, crostate e torte varie fatte in casa, cappuccio super, cornetti e, soprattutto, succo di fichi d'india: me ne sarei bevuto una damigiana.
C'è una linea netta nel cielo di stamattina, divide, senza mezzi termini, il grigio dall'azzurro, il male dal bene... che poi il cielo grigio così male non è, visto che anche oggi c'è un po' da salire e farlo al fresco, nel senso termico, è molto meglio.
Passo per campi coltivati, seguendo la silhouette dei colli alla mia sinistra poi, improvvisamente, sterzo e ci vado dritto incontro e la salita ha inizio: strada, poi sterrata, poi bosco melmoso e quando sbuco in località Grancona sono un bagno di sudore, ho faccia e braccia piene di stramaledette ragnatele e un cane inizia ad abbaiare da qualche parte e non la smette più. OM!!!
Da quassù la Linea si vede ancora meglio e all'orizzonte appaiono le creste delle montagne, nitide nella parte azzurra del mondo. 
La Via continua in docile saliscendi, costeggiando vigneti di ogni tipo e lo sguardo si perde in varie direzioni, tutte belle. C'è tempo a sufficienza per mangiare un cospicuo numero di more di gelso, cogliendole da un albero di cui nessuno, ahimè, si occupa; per terra è pieno di frutti caduti che io avrei trasformato in un'ottima marmellata.  
Faccio una sosta nel giardino di una birreria che, essendo lunedì, è chiusa e mi finisco le ciliegie dopo aver liberato i piedi. Sono lì che controllo le foto scattate e improvvisamente sento uno strano calore salirmi sul collo: mi giro e scopro che dietro di me il cielo si è frantumato, la linea ha ceduto e l'azzurro è esondato in ogni dove.
La discesa verso Lonigo è veloce e arrivo giù in un battibaleno; quando suono al monastero di San Daniele una voce oltre il citofono mi dice che i frati non ci sono (e dove saranno mai???) ma che se voglio​ posso mangiare alla mensa dei poveri fra un quarto d'ora. Spiego alla voce la cosa della banana e poi le chiedo se è possibile almeno mettere il timbro ma la voce risponde che anche questo non si può fare ma che se voglio posso mangiare alla mensa dei poveri. Preciso che non ho nulla contro i poveri ma che ho la mia banana e tanto mi basta poi me ne vado con le pive nel sacco. 
Il centro di Lonigo e assediato dal mercato settimanale ma sono in fase di sbaraccamento così mi siedo su una panchina, tolgo nuovamente le scarpe e consumo il mio minimo pasto.
È il tempo sufficiente a che quasi tutti i furgoni spariscano così quando riparto riesco a fare qualche foto.
Da lì in poi è tutto asfalto e sole a picco fino a Gazzolo, microscopico paese dove chiudo la tappa.
L'uomo cammina e la strada si riduce.

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