mercoledì 10 maggio 2017

Il drittone e la Rotonda


Nona tappa, Treviso - Badoere, 20 km.

Tappa facile, breve e quasi tutta in una bellissima ciclabile, ma andiamo con ordine.
Arrivo a Treviso e il cielo è color del piombo e tira un vento freddino assai. Mi incammino veloce seguendo la ferrovia e quando arrivo ad un passaggio a livello la attraverso lasciandomela alle spalle; cammino ancora un po' lungo una strada che, come tutte a Treviso e nella zona, sono decorate dal tricolore, in virtù della festa degli alpini che si terrà a breve, una cosa molto sentita.
Poco dopo attraverso un fiume su un ponticello pedonale ed è allora che inizio a camminare su di una bella sterrata ciclo pedonale. 
È un classico "drittone"; ormai avrete familiarizzato con questo termine che indica un rettifilo lungo parecchi km e senza nessuna curva. Camminarci sopra è un piacere, la vegetazione è rigogliosa e sembra di essere in un enorme tubone verde. C'è un po' di fanghiglia dovuta alle piogge dei giorni scorsi ma si va che è un piacere. Passo di fianco ad una fabbrica in disuso, i suoi capannoni sventrati contrastano brutalmente con il verde delle piante e soprattutto con la perfezione del praticello tosato di fresco che la circonda. 
Vado avanti tranquillamente, c'è gente che corre, che va in bici, che porta a spasso il cane e c'è anche un contadino che smette di curare il suo orto per osservarmi passare; lo saluto, lui ricambia poi mi chiede dove vado, io rispondo "a Genova" e lui, come molti altri nei giorni scorsi, strabuzza gli occhi e rimane con quell'espressione di sconcertato stupore sul viso. 
"Perché lo fai" mi chiedono in tanti ed io, che avendo del tempo risponderei parlando per ore, tiro fuori la frase standard, la ormai più che rodata regina della sintesi: perché mi fa stare bene.
Questa risposta sembra soddisfare tutti, perché il  tendere alla propria gioia e al proprio benessere fa sicuramente parte del sentire comune universale.
Continuo sul rettilineo verde e ad un certo punto mi ritrovo a passare vicino all'oasi naturalistica di Cervara, piena zeppa di gufi e cicogne ma, ahimè, aperta solo nel week end per cui rimango a secco di pennuti. Sul finire del drittone il sole, sollecitato dal mio Spaccanuvole, fa capolino e quando arrivo a Badoere  è ormai salito in cattedra, determinato a rimanerci. La Rotonda, la meravigliosa piazza a semicerchio con portici, si impreziosisce allora di giochi di luce ed ombra e io trovo il modo di impreziosire il mio misero pasto con un frappè di lampone e banana veramente notevole.  
Badoere è più o meno tutta qui, aggrappata alla sua storica piazza dove purtroppo le macchine parcheggiano selvagge decurtando il suo fascino di un buon 50%. 
L'italia è così, più o meno ovunque, incapace di comprendere la bellezza dei suoi luoghi e di rispettarli. 
È una vita amara.

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