martedì 16 maggio 2017

Niente di nuovo sotto il sole (e splash finale)


Quindicesima tappa, Gazzolo - Mambrotta, 26 shadowless km.

Non ci sarebbe molto da dire, basterebbe la parola "sole" ripetuta ciclicamente tipo mantra per sette ore, ma ci provo lo stesso.
Esco alle otto dopo una bella colazione e faccio rotta per Arcole. Qui Napoleone ci vinse una battaglia durata tre giorni nel novembre del 1796 e tutto lo ricorda: c'è il museo e c'è anche un obelisco con una grossa N proprio dopo il ponte dove ebbe luogo la pugna. Non c'è molto altro. Dall'obelisco parte la ciclabile che mi si appiccicherà come una cozza per tuto il giorno... o il contrario. 
All'inizio è sterrata e mi piace poi perde di fascino e diventa asfaltata. Segue il fiume Alpone per un po', poi, volubile com'è, cambia idea e comincia a seguire l'Adige e gli si affeziona parecchio perché non lo molla più. 
Sui lati si alternano vigne e prugneti coperti da teli, neri come tetri sudari. Non si attraversa nessun centro abitato, se ne lambiscono alcuni ma non c'è contatto il che vuol dire "no bar, no fontanelle". Il sole picchia pesante e non c'è nulla che faccia ombra, né alberi né case, nulla: è un'esposizione totale, definitiva. Vado in trance cercando di trovare nella concentrazione la forza di non sentire il sole ma tutto ciò che riesco ad ottenere è attirare le attenzioni di un nero serpentone di fiume che impavido mi viene incontro sinuoso per sterzare solo ad un metro da me, vinto dalla paura.
Ogni tanto un rumore alle mie spalle mi segnala il sopraggiungere di qualche ciclista che mi sorpassa e fila via veloce lasciandomi a rodermi d'invidia: comincio a non poterne più.
Supero un ponte e riprendo la ciclabile che torna ad essere sterrata e questo dona sollievo ai miei piedi ma decido comunque di alleggerirli ulteriormente passando dalla scarpa al sandalo. Sono due drittoni fino al ponte per Zevio e sul primo, forse grazie alle mie reiterate preghiere, una micro-nuvola si sistema proprio davanti al sole e me lo nasconde per dieci minuti abbondanti, come se si fosse fermata, come se il vento avesse spento il motore. 
Cambia tutto: i gradi in meno si sentono e il passo trova nuovamente vigore e c'è anche un leggero venticello ad impreziosire il tutto. Spesso però le cose belle durano poco e all'inizio del secondo drittone Puff, la nuvoletta cede di schianto e mi condanna nuovamente alla calura. 
Atraverso l'Adige per entrare a Zevio; è fuori percorso ma devo ricaricare la borraccia e riposare un po'. 
Il municipio è un castello su un'isola e nel fossato sguazzano cigni, germani e tantissime tartarughe. Oltre a questo e alla piazza non c'è molto da vedere e comunque non voglio perdere tempo prezioso: in me si è svegliato un ricordo, quello di una piscina, una piccola piscina nel b&b in cui dormirò. Mi rimetto sulla ciclabile e accelero il passo. 
Un vecchietto con dei capelli alla scienziato pazzo mi sorpassa in bici e mi da le direttive per raggiungere Mambrotta; si aggiunge un ragazzo (sempre in bici) che mi chiede dove vado e a risposta fa "io questa estate vado a Santiago". Provo a dirgli "parti da qui allora" ma lui è già lontano. 
Arrivo al b&b pochi minuti dopo e la piscina c'è; il proprietario dice che l'acqua è fredda ma non sa con chi ha a che fare. Infilo il costume e Splash, il bagno è servito, servito tre volte.
Ora si che il pellegrino è felice.

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