domenica 28 maggio 2017

Il solleone e le amiche pellegrine


Ventiseiesima tappa, Cremona - Fossadello, 28 km di caldo.

L'appuntamento è alle 7,30 alla stazione di Cremona, c'è un treno proveniente da Milano da cui scendono Roberta e Patrizia, pellegrine, si, ma prima ancora amiche.
Saranno le Andy's Angels per due giorni e mi scorteranno fino a Piacenza.
Alle 8,00 precise ci mettiamo in marcia e zigzagando fra le stradine di una Cremona ancora assopita guadagniamo il Po e, attraversandolo, abbandoniamo la Lombardia per passare in Emilia.
Non c'è alcuna nuvola nel cielo, e il meteo... beh il meteo conviene lasciarlo perdere, certe volte è molto meglio non sapere.

Camminiamo lungo il Po, fra cavalli bianchi, leprotti, statue della Madonna del fiume e piccole casette di pescatori risistemate, quelle che qualcuno definirebbe cabin: una reclamizza salsicce roventi su un copertone dipinto di rosso, altre hanno dei dipinti sulle pareti e ce n'è addirittura una con una grezza riproduzione del Discobolo di Milone in giardino, roba da veri cultori kitsch.
Camminiamo tranquilli e sereni  fra le chiacchiere, i video scemi e le pause per cogliere e mangiare le more di gelso ma la prima sosta vera la facciamo a Monticelli d'Ongina. Bar, birra analcolica, frutta fresca e piedi all'aria, questo il menù; in paese c'è il mercato e ne approfitto per comprare la mia banana e due pesche. La rocca, bella ma chiusa (e non molto curata, ahimè) fa mostra di se al centro del paese ma noi sgusciamo via più veloci del vento e ricominciano a seguire il fiume, fra argini e ciclabili, alla perenne ricerca di un po' di ombra. La temperatura sale impietosa e ad ogni fontanella approfittiamo per bagnare il capo e riempire le borracce. Una la troviamo in un grosso prato dove persone senza zaino e fresche come rose si danno un gran da fare con barbecue e carni assortite: verrebbe voglia di mollare tutto ed elemosinare un paio di salsicce ma il pellegrino soffre e va avanti perché nutre lo spirito e non il corpo.... si però una salsiccetta.
Passiamo vicino alla centrale nucleare, fortunatamente inattiva, di Caorso, nascosta dagli alberi ma ancora intuibile nella forma circolare della sua torre. 
Un altro paio di km ed è di nuovo sosta time: i piedi bollono, la testa pure e ripariamo sotto un piccolo gazebo dotato di tavola panca e fontanella. Questa Volta ci stiamo di più, il caldo, 33°, è veramente insopportabile e sapere che mancano solo 3 km non é di nessun aiuto. Siamo stanchi e cotti dal sole, passiamo più volte teste e braccia sotto il fresco getto della fontana poi recuperiamo le ultime energie rimaste e colmiamo la distanza fra noi e la doccia. 
L'agriturismo è invaso da gente urlante in preda ad uno dei rituali più antichi ed inutili della storia dell'uomo: il pranzo della prima comunione e tutti ci guardano in modo strano quando facciamo il nostro ingresso nella struttura sudati e con gli zaini sulle spalle. Forse non ci capiscono, forse pensano che siamo pazzi ma la pazzia, si sa, è di gran lunga più interessante della ragione.
Ora doccia, cena poi ninne, domani si arriva a Piacenza.

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