martedì 23 maggio 2017

Quelle volte che non si arriva mai: il conta-millimetri


Ventiduesima tappa, Scorzarolo - Breda Azzolini, 32 km.

Avete presente cosa vuol dire non arrivare mai? Se avete fatto la tappa di Radicofani sulla Francigena sapete di cosa parlo, per gli altri immaginate che vi scappi tantissimo la pipì e che casa sia ancora molto lontana. Ma andiamo con ordine.
Mi sveglio col canto del gallo che è sempre una cosa bella quando si è in Cammino ed esco alle 7,15, dopo la ricca colazione, comprensiva di uovo d'oca (sodo), e del caloroso abbraccio di Farida. 
Riguadagno la ciclabile e mi metto in marcia a passo lesto; il clima è ottimo e soffia anche una leggera brezza che non guasta. L'Oglio regala paesaggi meravigliosi, cielo ed alberi si riflettono radiosi sulle sue acque lente e c'è anche qualche capanno galleggiante giusto per gradire. Dall'altro lato campi striati di verde, alberi in fila indiana e l'inevitabile irrigatore pittore con i suoi vividi arcobaleni. Si attraversa una strada e sull'altro lato l'asfalto si trasforma in sterrata e si comincia a camminare meglio. La penna bianca e marrone la trovo quasi subito e, dopo averla raccolta, la sistemo sulla bandana diventando immediatamente Quaglia Pazza, grande capo della tribù dei Piedi Gonfi; camminare come un eroico nativo americano da una carica in più.

Non ho intenzione di fermarmi spesso, voglio cercare di arrivare presto a Marcaria, ventesimo km e punto rifornimento per la cena. Faccio solo una sosta ai 17, San Michele in bosco, minuscolo borgo lungo la via. So che c'è un baretto e questo è proprio il momento giusto per un succo di frutta e una levata di scarpe. Per raggiungere il ristoro passo davanti alla chiesa dove é appena terminato un funerale; sembra ci sia tutto il paese a rendere omaggio al defunto. 
Bevo il succo d'arancia e l'acqua con le bollicine all'ombra di un gazebo; in queste tre ore la temperatura è salita parecchio e un po' di ombra ci vuole. È una pausa breve, deve esserla perché da queste parti i negozi hanno la tendenza a chiudersi presto e non voglio​ rischiare il desinare. 
Brucio i tre km che mi dividono da Marcaria ed entro in paese alle 12 spaccate: un ottimo tempo. Mi metto subito alla ricerca di un alimentari e a indicarmi la giusta direzione è la padrona di un simpatico cagnolino che non vuole smettere di leccarmi le caviglie. Entro nel negozio e la donnina dietro al bancone, vedendomi, ha un sussulto; io di tutta risposta alzo la mano e dico Augh!!! Devo essere divertente perché lei ride e,  mentre mi mostra il pane e inizia ad affettare il culatello entra in confidenza e comincia a chiedermi informazioni sul percorso e anche sui perché e sui percome. Parlare alle persone che abitano i piccoli paesi toccati dal Cammino è importante, gli mostra ciò che avviene davanti ai loro occhi e sulle loro strade e comincia a renderli partecipi, in un modo o nell'altro: inizia tutto così.
Infilo la spesa nello zaino, saluto la sorridente donnina e riparto, sempre con la mia piuma dritta in testa.
Lo stillicidio dei km inizia appena attraversato il ponte sull'Oglio: il caldo è aumentato parecchio. Mi ributto sulla sterrata a destra e proseguo fino ad abbandonare il fiume al suo corso e a incontrare nuovamente la strada proprio alle porte di San Martino dall'Argine, drittone in forma di paese. Mancano più o meno 6 km, poca roba, poco più di un'ora ma il fisico non è più quello di una volta, di sicuro non é più quello di stamattina. 
Sono di nuovo fra i campi, su sterrate e strade bianche, cercando di sfruttare ogni singola ombra gettata da qualche albero pietoso; il conteggio del "quanto manca​" si è settato sui metri e quando lambisco Spineda passa ai decimetri per scalare ancora in centimetri dopo la mini sosta in un tabernacolo dotato di portico dove mangio la banana e bevo un po d'acqua. 
C'è un un pezzo di strada bianca molto ostile e dura sotto le suole, dotata di serre che fungono da bocchettoni d'aria calda tipo degli enormi asciugacapelli, una cosa da film dell'orrore o da film biblico, piaghe d'Egitto style. Poi c'è l'ultimo drittone per arrivare  all'ostello dove conto ogni singolo millimetro che copro. Non ce la faccio più, sono esausto, la mia pelle tutta reclama a gran voce una doccia che è esattamente quello che faccio appena entro nella mia stanza. 
Padana, anche stavolta ho vinto io.

Nessun commento:

Posta un commento