mercoledì 7 giugno 2017

La penultima salita e la montagna stuprata


Trentaseiesima tappa, La Sereta - Pontedecimo, 22 km.

Una buona colazione può far iniziare la giornata nel migliore dei modi ma se alle dolcezze alimentari aggiungi quattro sane chiacchiere è anche meglio. Mi piange un po' il cuore a lasciare La Sereta perché quando ti trovi bene in un posto vorresti restarci il più possibile però c'è la penultima salita da fare, il Passo della Bocchetta attende ed è meglio non farlo aspettare.
Il cielo è di quell'azzurro che sa di trionfo ma non mi lascio sedurre e resto concentrato sui miei passi. 
Si sale subito poi la sterrata spiana e diventa morbido saliscendi nel bosco; lontano sento il fastidioso bip bip di un mezzo scavatore in azione che rovina, di più, devasta la bellissima quiete di queste montagne. Quando arrivo alle porte di Fraconalto mi rendo conto di quello che stanno facendo: oleodotto nuovo e nuovo passante alta velocità per treni merci (destinazione Alessandria). Sento la rabbia salire così giro le spalle, prendo il sentiero E1 che fino al passo si gemella con la Postumia e mi lascio tutto dietro. 
Sono un illuso, dopo i primi km di bosco quel fastidioso bip bip si ripropone e poco dopo vedo il macchina-mostro che lo produce, sta sradicando radici di alberi tagliati di fresco. Fa male a vedersi, riesco quasi a percepire l'eco del disperato urlo muto di quelle grosse piante che vivevano serene la loro esistenza da anni, immobili nel loro habitat naturale. Mi rendo conto di quanti ne abbiano estirpati poco dopo, quando E1 incontra una grande strada di terra dove passano i camion; non so se riesco a farvi capire quanto sia brutto veder passare un camion dove un tempo era solo bosco fitto. L'angoscia sale ancora di più e quando Bea mi chiama per il saluto mattutino gli descrivo la scena e scoppio in un pianto a dirotto. La montagna soffre, la montagna piange ed io con lei, non posso farne a meno. Sembra di essere in Avatar solo che qui le piante non hanno colori pazzeschi, sono solo alberi comuni, bellissimi alberi comuni.
Arrivo in prossimità del passo con gli occhi ancora umidi e la vista della vallata che corre fino al mare è un toccasana, mi da quel tot di gioia di cui ho bisogno per riequilibrare la mia emotività. 
Alla Bocchetta c'è una piccola area sosta con qualche tavolino e alcune panchine in pietra; scarico lo zaino e mi godo il panorama poi arriva Ginevra e tutto diventa divertente. È una grossa cagnolona, una barbonciona, se così si può dire e non vedeva l'ora di sgranchirsi le zampe; per farlo saltella come un cartone animato scuotendo il ciuffetto che ha in testa. All'inizio non mi da confidenza poi mano a mano si avvicina nei suo giri balzellanti e si fa accarezzare. Quando me ne vado inizia a seguirmi poi i padroni la richiamano e un amore si spezza prematuramente.
La discesa fino a Pietralavezzara è su asfalto tranquillo, qualche ciclista arranca spingendo sui pedali e passano un paio di macchine. Arrivo al borgo e, dopo un succo di frutta al bar, inizio a scendere il sentierino che dovrebbe portarmi a Isoverde ma dopo poche centinaia di metri torno indietro: è impraticabile, sommerso dalla vegetazione ed è un sentiero CAI. Ripenso alla salita da Aulla per arrivare a Sarzana e faccio dietro front; meglio la strada che precipitare a valle solo perché nessuno si prende la briga di pulire con regolarità un sentiero.
Scendo tranquillo su asfalto fino a Campomorone dove mi fermo per un pezzo di focaccia, poi continuo giù fino a Pontedecimo. Non è un bel camminare, fra camion, zone industriali, discariche ed altro ma si sa, entrare in una grande città...
Anche per oggi è finita, domani c'è l'ultima salita, poi finalmente potrò riabbracciare Genova, una città che amo.

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