domenica 18 giugno 2017

La Maestà, S. Cristoforo e i preti volanti


Nona tappa, Osacca - Borgo Val di Taro, 17 km.

Il borgo di Osacca è immerso nel sonno profondo quando ci mettiamo in.Cammino: le uniche case in cui non si dorme sono quelle crollate, scheletri di vecchie dimore che nessuno vuole più.
La strada sale subito e con qualche curva ci porta là dove inizia il sentiero che si inoltra nel bosco della Ramata; il silenzio regna sovrano se escludiamo i versi degli uccelli appollaiati sui rami che peraltro si fanno muti appena ci addentriamo fra gli alberi secolari: siamo intrusi, ospiti appena tollerati in un habitat puro.
Si sale con passo lento e dopo poco meno di un km due caprioli ci sfrecciano davanti andando a infrattarsi; uno dei due lancia più volte il suo verso sgraziato che tradotto potrebbe significare "due rompipalle sul sentiero, state lontani". 
Si cammina benissimo, su una larga strada della forestale che sale, sale, sale, puntando, fra curve e tratti dritti, al punto più alto della tappa odierna: La Maestà. 
Non sappiamo cosa aspettarci esattamente da cotanto regale nome per cui continuiamo a camminare fra grossi alberi dai tronchi contorti e liane pendenti da rami frondosi; uno si aspetterebbe di veder passare Tarzan nella sua classica tenuta animalier e scimmia Cita a seguito e invece è un altro capriolo a tagliarci la strada di gran lena seguito, poco più avanti, da una grossa lepre saltellante.
Questo bosco è una vera meraviglia e ci dispiace un po' lasciarlo quando, alla fine, arriviamo al cospetto de La Maestà: trattasi di piccola cappella dedicata alla Madonna riciclabile alla bisogna in rifugio per pellegrini e viandanti stanchi, in ritardo, sorpresi dalla pioggia e chi più ne ha più ne metta.
Apro il piccolo cancello ed entro in punta di piedi cercando di rispettare il più possibile la sacralità di questo bellissimo micro luogo e, visto che ci sono, accendo pure una candela che gli regala un aspetto ancora più mistico/magico.
Da li inizia la discesa, prima ripida, poi alternando tratti pianeggianti a brevi perdite di quota; costanti compagni di viaggio sono l'uccello che fa cu cu e un bellissimo insetto-farfalla carino e curioso che ormai da giorni ci vola intorno e che qui nella zona tutti chiamano "il prete". 
Il bosco si allarga lasciando qua e là spazio a piccole radure; in una di queste c'è una baracchetta chiusa e recintata da reti metalliche: siamo a Pradonico, il posto giusto per una sosta, per bere e mangiucchiare qualcosa.
Poco più avanti c'è una piccola cappella in onore dei partigiani morti per combattere il nazi fascismo; la zona è stata teatro di forti scontri e grandi atti di eroismo e non bisogna dimenticarlo mai.
Ci sono ancora un paio di km in cui saliamo leggermente poi, dopo ore di ombra rinfrescante, usciamo dal bosco e abbracciamo nuovamente il sole: siamo a La Rola, una sorta di balcone naturale dove la vista spazia finalmente libera sulle montagne di domani che segnano il confine fra l'Emilia e la Toscana e sulla valle del Taro, giù, ai nostri piedi.
Da li è tutta discesa fino alla piccola chiesa di S. Cristoforo recentemente restaurata ma inesorabilmente chiusa. Il suo campanile si staglia sui boschi e su un cielo azzurro intenso e costellato di nuvolette bianche; è un luogo molto bello ma la pausa la facciamo poco più giù, in Loc. S. Pietro dove una casa, viva ma chiusa fa da guardiano ad un ciliegio stracarico di frutti maturi: saccheggiarne qualche ramo è pressoché inevitabile.
Da qui in poi il sentiero scende rapidamente verso il fondovalle e verso il paese, la nostra meta; Borgotaro è invasa dagli alpini per uno dei tanti raduni e stasera ci sarà da divertirsi ma per ora pensiamo solo alla doccia e riposar le stanche membra, le vere priorità.
Domani si chiude.

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