sabato 10 giugno 2017

Giuda, la pianura e la direttissima infame


Prima tappa, Pavia - Colombarone, 23 km.

Quando si inizia un nuovo Cammino si prova sempre una sensazione strana, figlia di una bizzarra alchimia di ansia, euforia, irrequietezza e timore: è una specie di folle frenesia che ti resta appiccicata fino a quando non entri a regime, quando il tuo personale contachilometri inizia a segnare cifre consistenti. 
Oggi non è così, vuoi perché il mio contachilometri è andato in overload da un bel pezzo, vuoi perché stavolta non sono solo, Natascia è tornata e camminerà con me fino a Pontremoli ed è una presenza bella che dà armonia. 
Però, purtroppo per noi, per una sorta di crudele contrappasso, c'è anche una presenza nefasta, subdola e  traditrice come il nome che porta: è Giuda, l'anticiclone rovente, nemico giurato di tutti i pellegrini del mondo, compresi quelli laici.
Ma andiamo con ordine.
Ci mettiamo in Cammino che alla fine, di riffa o di raffa, sono le 7,30;  i chilometri in programma non sono tantissimi e l'unica salita è alla fine ed è breve.
Gli zaini pesano un po' di più per la frutta e le barrette comprate a Pavia ma l'uscita dalla città è piacevole, lungo il fiume prima, poi per una strada poco trafficata e infine laper i campi; per me è l'ennesimo viale dei ricordi perché fino a un certo punto Abati e Francigeni camminano appaiati poi, ad una rotonda, si separano nuovamente.
Noi proseguiamo per un bel sentiero che segue morbidamente il Ticino, un fiume a fine corsa, destinato, di lì a breve, ad unirsi indissolubilmente al Po.
Arriviamo al ponte della Becca e, prima di attraversarlo, facciamo una sosta in un baretto proprio sulla riva del fiume poi, dopo aver salito una scaletta semisepolta dalla vegetazione e aver scavalcato un guardrail molto alto ci troviamo davanti ad una delle prove di coraggio più note.del nord-ovest, attraversare questo ponte di ferro datato 1912  e lungo un km. a piedi. Detta così sembra semplice ma non lo è: non esiste nemmeno lo straccio di una corsia laterale diciamo d'emergenza, le macchine si fanno beffa del limite imposto a 50 all'ora e spesso colui o colei che guida parla con noncuranza al cellulare (che se mi dessero la possibilità di fare le multe avrei fatto cassa per un anno).
Sono dieci minuti molto brutti, in cui camminiamo veloci e radenti alla struttura in ferro (cigolante assai) col cuore in gola.
Qui bisogna trovare urgentemente una soluzione, vero lo dico!!!
Quando arriviamo al di là del vecchio ponte tiriamo un bel sospiro di sollievo e ci immettiamo nella Ciclovia del Po, una mia vecchia conoscenza. Giuda già lancia bordate di calore e, come da prassi, l'ombra qui non è contemplata. 
Di fianco a noi campi coltivati a perdita d'occhio, qualche cascina e poco altro. Camminiamo spesso ad una certa distanza, vuoi per differenza di passo, vuoi per scelta; entrambi siamo in trance e alle prese con i nostri pensieri. 
Alle porte di Broni troviamo una piccola cappella dedicata alla Madonna di Pompei dotata di un paio di piccole panchine in pietra e finalmente ci concediamo una sosta che va oltre il semplice pit stop. Liberiamo i piedi e li facciamo respirare, beviamo e ci godiamo un po' di meritata ombra. Il fine tappa non è lontano, saranno circa 5 km ma il caldo si è fatto veramente infernale e mettere un passo dopo l'altro è veramente dura. 
Scavalcaviamo l'autostrada, entriamo in paese e una ragazza, alla quale chiediamo notizie di un eventuale bar, ha pietà di noi e :rientra in casa per riempirci le borracce di acqua fresca. Dio, o chi per lui, la benedica.
La salita a Colombarone è una direttissima infame che non fa sconti a nessuno, sale ripida di asfalto e poi di sterrato fino alla sommità del crinale, dove spiana e diventa carica d'ombra. 
Rivedo posti dove sono passato solo pochi giorni fa Camminando la Via Postumia e una strana sensazione mi prende, quella di essere in Cammino da una vita mentre sono solo 40 giorni.
C'è il tempo per bere qualcosa al bar del paese e prenotare per la cena poi via sotto la doccia. 
La prima è andata anche stavolta.


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