lunedì 19 settembre 2016

Il maremmano quieto e le compagne di viaggio


Quinta tappa: Città di Castello - Pietralunga, 30 km.
Canzone del giorno: Ti sembra normale di Max Gazzè.

Una tappa lunga in pieno stile Via di Francesco, up and down senza sosta. Quando parto sono le 8,30 e subito sbaglio strada: ve lo devo dire, sono strano, con la testa fra le nuvole, distratto e confusionario, chissà perché. Va bene torno indietro e ritrovo la strada maestra e di stada si tratta infatti ma a basso scorrimento e più si sale anche le poche macchine spariscono. Il solo pensiero di non dovermi infangare anche oggi mi fa stare bene e i muscoli trovano nuovo vigore. Mi fermo al bar Il Sasso, ultimo avamposto di generi di consumo, poi il nulla e, contravvenendo ad una delle mie più rigide regole (quella della banana a pranzo, lo sapete tutti) mi faccio fare un pezzo di schiaccia con la mortadella e via; ve l'ho detto che sono strano questi giorni. Salgo del mio passo, affronto in maniera molto zen i tornanti e gli strappetti e alla fine scollino la prima volta. È qui che incontro per la prima volta Barbara e Patricia, due pellegrine austriache agè che sono partite da vicino Bologna e arriveranno ad Assisi. Mangiamo insieme e scambiamo belle chiacchiere in inglese. Poi io riparto mentre loro cominciano ad infilarsi scarponi e zaini. Più avanti appare il primo temutissimo cartello che prega di fare attenzione ai greggi al pascolo e ai loro guardiani. Mi si gela il sangue, la mente torna alla scorsa estate e dei brividini mi camminano lungo la schiena. Al curvone successivo avvisto gli ovini, una quindicina non di più. Decido di fermarmi e aspettare le austriache ma dopo dieci minuti ancora non si vedono. Ok, questa cosa dobbiamo affrontarla da soli, è giusto. Vado camminando con i bastoncini già in posizione orizzontale; arrivo vicino alle pecore, al di là di una recinzione sbilenca e nulla, non un latrato, non un ringhio, niente. Non mi fido, il maremmano è subdolo e cerca sempre di fregarti, per cui proseguo con l'allerta al massimo. A un certo punto ne vedo uno, è davanti al cancello di una fattoria, dorme della grossa e continua a farlo; sono quelli dentro che scattano tutti in piedi e cominciano a ringhiare catarrosi. Io non li degno di uno sguardo, continuo a camminare e nulla accade. Gaudemus.
La fifa mi rimane incollata addosso e ogni passo è il più silenzioso possibile per cercare di cogliere scampanellii sospetti. Arrivo alla Pieve dei Saddi e li mi fermo, più o meno al sicuro. Dopo poco arrivano Barbara e Patricia e pure il parroco della Cattedrale di Città di Castello (in macchina). Facciamo gruppetto per un attimo poi zi prete se ne va e il terzetto superstite si avvia in allegra compagnia. L'ultima parte della tappa la facciamo insieme, chiacchierando in inglese e facendoci ricche risate. Le ultime salite sino dure ma l'unione da la forza e quando sbuchiamo al bivio per Candeleto anche loro decidono di soggiornare in questo hotel che sembra un grosso rifugio di montagna e tratta i pellegrini con un super occhio di riguardo. 
Ota si va a cena insieme poi domani chissà, magari qualche chilometro insieme. Hasta la vista, baby.

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