mercoledì 17 giugno 2015

Io, le rane ed Esther Williams

Oggi tappa bellissima: Vercelli - Nicorvo, più o meno 25 km. Il tempo è stato splendido e camminare lungo il Sesia su sterrati e tratturi è stato estremamente rilassante. 
Un cielo azzurro intenso e nuvole da fumetto hanno catturato i miei occhi e quello della mia macchina fotografica ed è stato inevitabile sostare spesso e volentieri per qualche bella inquadratura e mettere un passo dpo l'altro senza fretta per cogliere ogni appetibile scorcio.

Compagne fedeli di tutta la giornata, le rane. Il loro gracidare sommesso è stata la colonna sonora costante del mio lento incedere. 
Buffi animali le rane, se ne stanno lì in fila sugli argini delle risaie a oziare e a catturare un insetto ogni tanto; sembra che nessuno possa infrangere il loro status di quiete, imperturbabili gonfiano il collo e fanno "Cra". Poi, appena sentono la mia scarpa spostare casualmente un sassolino, terrorizzate si tuffano una dopo l'altra in acqua come se fossero in un film con Esther Williams, avete presente Bellezze al bagno? Ecco. 
Hanno paura. Hanno paura di me. Ora: è vero che una volta mi sono mangiato mezza fiamminga di rane fritte ma da qui ad andare ad acchiapparle con le mie mani ce ne passa. Dovrebbero stare attenti agli aironi, loro si che sono voraci e, a differenza di me, non hanno nessun problema ad entrare con le zampe nella risaia, anzi ci sguazzano. Rana avvisata, mezza salvata.

La prima tappa è stata Palestro ma mi sono limitato ad osservare il campanile della chiesa e i tetti da lontano. Non volevo abbandonare il sentiero e soprattutto allungare di un paio di km. È li che ho visto per l'ultima volta i Tre dell'Ave Maria, i non proprio simpatici pellegrini teutonici che avevo incrociato un paio di volte. Loro si sono inoltrati verso il paesello e arrivederci al secchio. 
Per il resto ho passato la tappa in Solitudo, cosa che di gran lunga preferisco. Sono arrivato a Robbio a mezzogiorno e mezza e ho fatto una doverosa sosta scoperchiando i piedi e mangiando le mie mandorle e la mia barretta. Due signore mi hanno squadrato come fossi un profugo ed ho sentito tutto il triste peso della realtà  che stiamo vivendo. Mi è quasi venuta voglia di "faje bu, pe metteje paura" come cantava Bisio anni fa, ma nun se meritavano manco quello. 
Mi sono rimesso calzini e scarpe e sono ripartito per l'ultimo tratto fino a Nicorvo, il paese fantasma. 
Lontano da tutto, ma proprio sulla via Francigena, sta cercando di trovare il suo posto nel mondo. Certo il bar poteva essere aperto ma non si può pretendere la luna.. Ad essere aperta era invece "la Madonnina" una minuscola cappella dove c'è un libro per lasciare un pensiero e il timbro da mettere sulla credenziale. Ora che ci penso, al momento è l'unica chiesa sempre aperta in Italia...forse al mondo. Che poi è come mi sono sempre immaginato una chiesa...come l'avrebbero voluta il Cristo e San Francesco. Lo so, sono il solito sognatore ma, come cantava la bellissima Debbie Harry, "Dreaming is free". The last free thing aggiungerei io.

A Roma mancano 707 km, centimetro più, centimetro meno. Ce la posso fare.
Cra, cra, cra......

1 commento:

  1. C'è che c'è una chiesa sempre i,instancabilmente e magicamente aperta......S.Anastasia a Roma !
    Buon cammino pellegrino

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