sabato 20 giugno 2015

La Lemon-sosta e un Insetto Brutto Brutto

Pavia - Santa Cristina, 27,9 bloody km.
Non dovrei scrivere nulla perché la tappa in se è stata 1-noiosa 2-faticosa 3-asfaltosa.
Uscire da Pavia è lunga. Sono stato bravo e alle 6,50 ero già fuori, però poi...
Poi Pavia deserta era ancora più bella... e che non le fai due foto?  
Poi il cao ha voluto che la strada passasse vicino al cimitero monumentale...e che non ci fai un giro?
Insomma, ho vanificato tutto il vantaggio accumulato e l'ho scontata alla fine.
Comunque: dalla periferia di Pavia a Belgioioso è tutto asfalto. D'accordo, tutte strade secondarie con traffico ridotto al lumicino ma sempre di asfalto si tratta e io, si sa, lo digerisco poco. Ho tolto le scarpe e ho messo i sandali, almeno mi abbronzo pure un po' i piedi che l'abbronzatura mi arriva sopra la caviglia e sembra che ho due calzini bianchi. 
Ai lati della strada risaie e mais, nulla cambia nell'immobile Padana a parte il fatto che finalmente si cominciano a vedere le barbe viola delle pannocchie in divenire.
A un certo punto, seguendo un impulso incontrollabile, cerco Shine on you crazy diamond su you tube e trovo un mix che unisce parte 1 con parte 2. La lancio e dopo 23 minuti e 26 secondi esatti entro nel paesello. Sembra fatto apposta ma non lo è; è la magia del diamante pazzo, punto e basta.

Belgioioso non è neanche male: c'è un bel castello (che ve lo dico a fa, in fase di restauro indi chiuso) e approfitto della lemon-sosta per farmi timbrare la credenziale da zi' prete che mi guarda un po strano (premetto che sfoggio canottiera tattica con tatuaggioni belli in vista e capezza col sole e ambra del Chapas) ma non commenta.
Riparto dal ridente paesello ed è di nuovo asfalto. Qua e la piccole chiesette (chiuse), l'indicazione di un fantomatico Carpodromo (sedicente laghetto di pesxa) e gli immancabili aironi, leprotti e farfalle, di cui alcune piccole e blu che fanno branco e rallegrano il pellegrino con i loro giochi volanti. L'animale totemico di oggi però è un altro, è l'Insetto Brutto Brutto, mitologico essere alato dato per estinto da secoli ma ancora vispo e vegeto nelle risaie del pavese. Sue peculiarità: la ferocia del suo morso e la strategia di attacco da tergo che spiegano i 5 giganteschi ponfi che mi ritrovo sul collo.
Siamo ai tre quarti del percorso quando improvvisamente si lascia la strada per l'agognata sterrata. "Finalmente" penso e nel momento stesso in cui finisco di formulare il mio pensiero la sterrata gira a destra e diventa una via di sabbia e lo rimane per tutto il tempo necessario a circumnavigare una cava (di sabbia ovviamente) e di tempo ce ne vuole. Ora, avete presente che cosa vuol dire camminare con i sandali sulla sabbia vero, con i granelli che si affezzionano ai tuoi piedi e non li vogliono mollare più più più., vero? Il sole cuoce, di alberi nemmeno l'ombra e fermarsi a cambiare calzatura richiederebbe delle energie che non ci sono, quelle rimaste sono al lumicino. 
Mi faccio forza e avanzo sgrullando ogni tanto le povere appendici, fino ad arrivare alla chiusa rumorosa, dove finalmente il terreno torna praticabile. Sono ormai le due: mangio la banana, finisco l'acqua e via per il rush finale. Sulla cartina sembra poco e pure a vista si ha la stessa sensazione: Santa Cristina è là, si vedono il campanile e i tetti emergere dal pannocchiame, si possono quasi toccare ma la sterrata infame zigzaga, curva e ricurva, fa di tutto per allungare la brodaglia e non lasciarti andare. Fa caldissimo, sole a picco, le spalle sono provate dallo zaino e dai raggi uva, i muscoli delle cosce mandano il may day ma alla fine il paese si spalanca al pellegrino e io posso fare la mia seconda lemon-sosta al bar cinese e cantare vittoria per un'altra tappa portata a casa.

A Roma mancano ora 616 km e spicci. Shine on.

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