lunedì 29 giugno 2015

Zì Prete, le Parche e il pesciolino solo

Pontremoli - Barbarasco, 23 km.
Lasciare Pontremoli è un po' dura perché quando un posto ti piace così tanto, spizzicarlo solo per un giorno ti lascia con la fame. 
Esco alle 6,30 e tutto è silenzio e quiete.  Sul viale alberato lungo il fiume incontro Zi' Prete; passeggia nella sua lunga tonaca nera, breviario in mano, un Don Abbondio in salsa toscana.. Io gli scatto una foto quando è ancora ad una certa distanza e quando ci incrociamo lui mi fa "Lei mi ha fotografato" "Non potevo farne a meno" rispondo io. È un dialogo minimale e vagamente surreale, vista l'ora; non può finire così, lo sappiamo tutti e due.

Pochi passi lungo la statale poi si devia per piccole stradine laterali, parcheggi di zone industriali,, marciapiedi improvvisati fino ad arrivare dietro una chiesa dove si abbandona definitivamente la statale e ci si inoltra (in salita) in bosco. Le gambe risentono un po' dello sforzo dei due giorni passati e poi lo zaino sembra stramaledettamente più pesante oggi. Sarà il libro di Benni che ho comprato ieri in una bancarella per due euro; lo so, non si compra nulla in Cammino ma era Saltatempo in prima edizione e non ho resistito.
Qualche km e arrivo alla bellissima Pieve di Sorano e non ci crederete...è aperta!!!
Mi levo il cappello ed entro. C'è una persona seduta al quarto banco, mi avvicino lentamente e una voce fa "ci si rivede allora"  "penso fosse inevitabile" rispondo io poi Zi' Prete si gira e mi sorride.
È venuto con la corriera per tenere un po' aperta la Pieve a devoti, pellegrini e turisti comuni. Inutile dirvi che mi sono dovuto sorbire un sermone privato di mezz'ora sui temi più comuni del clero: la famiglia, la fede, la morte. Lui è incuriosito dai miei tattoo e mi chiede cosa c'è scritto sotto la rosa. Io gli spiego la mia passione per le Parche e lui riparte a parlare del suo lavoro di preside di un liceo classico. Insomma, di riffa e di raffa Zi' Prete mi fa perdere quasi un'ora vanificando l'alzataccia mattutina. Gli stringo comunque la mano e lui mi cita Leopardi come stoccata finale.

La strada si inerpica crudele al borgo di Filattiera (bellissimo) e da lì riparte per boschi e in quota in direzione di Filetto altro splendido posto. Qui si consuma il lauto pasto fatto di 1 banana e 2 prugne. Evviva.
La strada scende quindi verso Villafranca e attraversa un'arido fiume Magra ricominciando a salire, dolce ma inesorabile per tre km, fino al borgo di Lusuolo con il suo castello, bello e così irrimediabilmente chiuso.
Nel paesino (una strada) non c'è nemmeno un bar ma una mini piazzetta con pozzo e fontanella funge da ricovero all'ombra per l'accaldato pellegrino.

Da lì a Barbarasco è tutta in discesa ed io la cavalco dopo aver sostituito le scarpe coni sandali, poveri piedi miei.
L'animale totemico di oggi è il singolo pescetto che ho visto nuotare nelle limpide acque di un piccolo torrente affluente del Magra. Mi ha dato un senso profondo di equilibrio, la cosa giusta al posto giusto, nonso se mi spiego. La Lunigiana è una bellissima terra che meriterebbe maggior tempo e maggior dedizione. Magari un'altra volta.
A Roma mancano 446,5 km e metà del Cammino l'ho già portato a termine. Si va avanti, un passo-lento alla volta. Don't worry, be happy.

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