sabato 27 giugno 2015

Rosemary e la salita infame

Sivizzano - Berceto, 22 km di salita 'nfame.
Doveva essere la tappa più dura di tutto il cammino...e lo è stata. 
Si è cominciato a salire subito, senza pietà, senza neanche il tempo di guardarsi intorno e dire "che bella giornata", di respirare un attimo. La Pieve di Bardone è là, la vedi ma non ci arrivi mai. La strada sale dritta e impietosa e nonostante faccia ancora fresco la sudorazione parte copiosa. Lo so che suona male, forse anche disgustoso ma non posso farci niente, sudo, madre natura mi ha creato così e così mi tengo. Non puzzo però, mai, e questo è un gran vantaggio.
Il tempo di fare due foto, riempire la borraccia con l'acqua di fonte e strizzare per la seconda volta la bandana ed è ora di ripartire, bisogna arrivare a Terenzo.
Altra Pieve, altra fonte, altra strizzata poi finalmente si lascia l'asfalto per il sentiero. È un sentiero poco battuto, si vede; sale, senza fare sconti, in mezzo a una fitta vegetazione e popoloso di mosche, la peggiore calamità dopo Salvini (ops, scusate, m'è scappata). Per un lungo tratto c'è una specie di mini canyon melmoso scavato dall'acqua proprio nel centro  e camminare si fa veramente difficile. Santi bastoncini, oggi sono stati utilissimi, a più riprese.
Arrivo in cima e il panorama ricompensa la fatica ma non fa andare via la stanchezza dalle zampe. Una sosta è più che meritata, serve a rifocillarsi (mandorle) e anche a strizzare la bandana (siamo già a 5) per poi sostituirla con l'altra. "Oggi so' de bucato signò" e infatti quella zuppa viene "stesa" sopra lo zaino ad asciugare e quella asciutta va a cingere la fronte. Questa simpatica manovra si ripeterà più volte nell'arco della giornata.
Riparto e dopo pochi metri di asfalto si rientra nel bosco e si ricomincia a salire, più dolcemente però, e anche la vegetazione cambia, le conifere la fanno da padrone e quando il sentiero spiana camminare diventa una delizia. Dura poco perché dopo un ultimo strappo si sbuca su strada ad un chilometro dal borgo di Cassio ed è lì che la malvagità dei tracciatori del pecorso mi frega: pur di non farti fare quel km o poco più di strada, dove peraltro i veicoli sono una vera rarità, si inventano un sentiero nel bosco che non solo allunga ma scende rapido facendo perdere un po' del dislivello guadagnato prima e che inevitabilmente dovrai recuperare. Sono in un cammino spirituale e il moccolo non è contemplato però Porca di quella zozza!!!
Da Cassio è tutta statale, pochissimo traffico, leggera salita. Ci sarebbero un paio di possibilità per tagliare un po' ma non mi faccio fregare e tiro dritto sull'asfalto, alla faccia del caldo e della stanchezza.
A un certo punto appare lei, la fonte della meraviglia, splendido trivasche di acqua gelata tanto gradita quanto inaspettata; rinfresco le accaldate membra e il capo, riempio la borraccia e strizzo per l'ottava volta. Mentre lo faccio sopraggiungono due ciclisti che assistono stupefatti al rituale che voi ormai conoscete bene.
Manca poco a Berceto, poco più di due km. Ne risparmio un po facendo una scorciatoia (in piano) e poi l'ultimo tratto di sentiero che passa per un punto panoramico il cui raggiungimento consuma le mie ultime energie. Strizzo per la nona volta e faccio il record. Entro a Berceto strascicando un po i piedi e con quell'espressione che solo la grande stanchezza sa dare. La tappa più dura è alle spalle, solo questo conta.
Oggi niente animale totemico, nonostante io abbia incontrato il Mega-Lumacone e il famoso Millepiedi Molto Peloso. Oggi è una pianta il mio totem, è il rosmarino. Ne ho staccato un rametto a Bardone e me lo sono messo sulla bandana; ha fatto tutta la tappa con me ed io ho fatto molta attenzione a serbarlo ad ogni "giro di bucato".
Adoro il rosmarino, mi piace il suo profumo ed ogni volta che passo vicino ad una pianta non posso fare a meno di accarezzare i suoi rami e portarmi subito le dita al naso. Oggi quel rametto mi ha dato energia quando ero più spompato; so che farete fatica a crederlo ma ognuno ripone i propri sogni e le proprie speranze nei suoi amuleti, non è vero? E allora...
A Roma mancano 496,7 km e domani si scavalla la Cisa. Questo era il mio primo traguardo. Ora è tutta in discesa.
Let it roll, let it roll, let it roll.

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