venerdì 12 giugno 2015

Le gocce cadono ma che fa

Quarto giorno di cammino, da Sant'Ambrogio Di Torino a Torino, più o meno 22 km.
Una sola parola: pioggia. 
Ha iniziato due secondi dopo aver cominciato a camminare e ha smesso appena arrivato a destinazione. Carino da parte sua vero?
Detto questo la tappa è iniziata con il bar Tritolo alla periferia di Avigliana allestito in una ex dinamiteria (non ho consumato nulla) ed è proseguito lungo l'amena Strada Antica di Francia, via poco trafficata e costeggiata da campi coltivati a mucche. La strada incontra nel suo lungo andare la bellissima (almeno da fuori...in quanto chiusa) abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, una sorta di crocevia pavimentato a ciottoli fuori dal tempo (il crocevia, non i ciottoli). Mi fermo a fare qualche foto approfittando di un breve momento di tregua elargito da Giove Pluvio poi riparto e due bimbini massimo quattordicenni che corrono mi si fanno incontro; uno dei due mi fa 
"ma che fai, birdwatching?" 
Io tutto serio avvolto nella mia mantella da Igor rispondo "no, faccio la Francigena"
"e cos'è?" 
"un'antica strada"
"ah. E fin dove arrivi?"
"fino a Roma"
"boia Faust"

La strada e la pioggia continuano fino a Rosta; sottopasso la stazione e mi inerpico sulla salita che porta verso Rivoli. Le macchine sono poche e gli automobilisti cortesi (o forse solo intimoriti dalla mitologica figura dello Gnomone Blu della Val Susa), rallentano, si allargano per evitare le pozze e io nel mio cuore penso "lo vedi, pensi sempre male" 
Poi c'è un incrocio, ci si immette sulla Provinciale in discesa e tutto cambia vertiginosamente. 
Una vita a correre in una scatola colorata indifferenti al circostante tutto. Che poi dove cavolo dovrete mai andare così di corsa, a salvare il mondo? Io ve lo dico, la terra, le strade (soprattutto questa) le hanno percorse a piedi, a cavallo, in carrozza i vostri bisnonni, i vostri avi, la vostra dannata famiglia nel corso dei tempi che furono: dovreste portare un po' di rispetto almeno per questo. Ecco, l'ho detto.
Arrivo a Rivoli, le indicazioni mi fanno attraversare la parte alta ed improvvisamente è come trovarsi a Montmartre. Bello bello bello (nonostante la pioggia); ci sono pure le scalette, i balconcini, l'edera sui muri e il pavè. Ho il cuore in festa, piovesse pure, sono in uno stato di grazia!!!! Poi arrivo sulla piazzetta principale e....e mi rendo conto che Parigi è lontana.anni luce: la piazza è assediata dalle macchine parcheggiate che ne deturpano la bellezza. Mi rimane una triste considerazione: abbiamo il pane ma non abbiamo i denti, nemmeno la dentiera. Il senso del bello che pervade il nostro paese è sotto scacco delle industrie automobilistiche e non c'è la volontà (figuriamoci il coraggio) di cambiare la situazione. E allora continuiamo ad essere così pecioni, così ultimi nel saper gestire un patrimonio culturale; è la cosa che ci riesce meglio, il nostro sport preferito (e scusate il pistolotto).

Il resto è solo il lungo rettilineo di Corso Francia, giù, fino a Torino.  
A Roma mancano 805,6 km.
Daje.

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