lunedì 22 giugno 2015

Sigerico, Caronte e il Po

Orio Litta  - Piacenza 18 km.
Ci vuole  una quarantina di minuti ad arrivare fino all'imbarcadero di Corte Sant'Andrea e Danilo, il Caronte della barca di Sigerico, mi ha dato appuntamento alle 9,15 per trasbordarmi al di là del fiume così me la prendo con calma visto che c'è un cielo a pecorelle da cartolina e il terzo occhio (la mia macchina fotografica) ha sempre fame di immagini. 
Quando arrivo all'argine il Po mi si presenta in tutta la sua maestosità; scorre lento e saggio nel suo ampio letto verso il suo fine ultimo :il delta. È un fiume grande, con un passato ricco, fatto di storie e ricordi che gli vengono consegnati dai suoi molti affluenti e che ne fanno uno dei simboli di questo paese.
Pensate che c'è anche qualche decerebrato che ne usa l'acqua per riempire un'ampollina che sverserà poi in laguna a Venezia in modo da distogliere l'attenzione di altri decerebrati dal suo commette nefandezze e latrocinii ai danni dello stato e dei decerebrati stessi. Ma questa è un'altra storia, una triste.

Torniamo a Corte Sant'Andrea: anticamente era qui che i pellegrini attraversavano il Po per proseguire il loro Cammino fino a Roma e oltre. Allora probabilmente c'era uno zatterone sospinto a  forza di colpi di pertica, ora c'è un meno romantico motoscafino ma la gioia di navigare il grande fiume per 4 km è comunque tanta. Danilo a traversata conclusa mi ha portato a casa sua dove mi ha fatto priempire con alcuni miei dati un librone su cui segna tutti i pellegrini che passano con lui quelle acque. Mi ha messo anche il timbro sulla credenziale e mi ha dato un paio di consigli sulla strada fino a Piacenza.
Non è molta ma è tutta su asfalto a parte i primi due km lungo il fiume. 
Si incontrano piccoli paeselli e qualche fattoria ma si capisce di essere in un altro ambiente rispetto ai giorni precedenti: niente più risaie ma grano, pomodori e altro (immancabile il pannocchiame).

Entrare in una città a piedi non è mai semplice e qui c'è da affrontare un lungo e trafficatissimo tratto di via Emilia, camminare lungo il ponte sul Trebbia con i camion che ti sfecciano accanto e ti fanno vacillare con lo spostamento d'aria. 
Poi per fortuna il grosso del traffico si sposta su una tangenziale e si può entrare dritti dritti a Piacenza con maggior tranquillità.. 
Lungo la strada, due cippi ricordano alcuni eroici partigiani uccisi dalla barbarie nazifascista. È sempre un colpo al cuore pensare a queste persone che hanno dato la vita per la salvezza di questo paese e che ora vedono i loro sacrifici vanificati da decenni di malapolitica, di malaffare e di malagente.

L'ho detto all'inizio, tappa breve per cui poco da dire. L'animale totemico di oggi è il biscione (non quello laido di Arcore).  Stamane ben due me ne sono passati davanti con il loro sinuoso ondeggiare. Non è che vada proprio matto per i serpenti ma il loro movimento è molto affascinante e ipnotico (se osservato a distanza).
A Roma mancano 598 km. Domani riposo e si zaza per Piacenza. Relax.

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