giovedì 16 luglio 2015

Il Pellegrino Polveroso e la Cassia molto antica

Bolsena - Montefiascone, 18,2 km.
Già lo sapete, "Bolsena dorme ecc. ecc." e che ci posso fare se tocca uscire prestissimo per fregare Caronte. Comunque un bar aperto c'era e ho bissato la colazione, poi via, direzione Montefiascone.
Premetto subito che è una tappa breve ma in continuo saliscendi e alcuni dei "sali" sono anche tostarelli ma facendo così si raggiunge più dolcemente la quota finale.
La sterrata sale veloce, basta una macchina che passa senza rallentare e si ripristina immediatamente la condizione di P.P. "pellegrino polveroso" che poi è la costante delle ultime tappe.
Si cammina fra ulivi, vigne e ville affacciate sul lago; quest'ultimo, colpito appena dai primi raggi del sole nascente si colora in maniera surreale forse per un gioco di riflessi con i tenui colori pastello del cielo. È uno spettacolo.

Continuo il saliscendi stile montagne russe e a un certo punto raggiungo il bordo del cratere dove si apre un grande pratone e il sentiero spiana. Sento fin da lontano il belare di un gregge e, si sa, dove ci sono le pecore ci sono i cani. Sono proprio li, belle piazzate in mezzo a quell'ampia sterrata meglio nota come Via Francigena, indecise se spostarsi sul pascolo di destra o su quello di sinistra. Nessuna si muove, quindi, non essendoci nessuno da seguire, stanno ferme. I cagnoni già mi guardano "in cagnesco" (scusate, non ne ho potuto fare a meno) e io mi fermo. C'è quell'attesa sospesa fatta di sguardi come nei film di Sergio Leone; aspetto solo che un amplificatore celeste inizi a trasmettere "the armonica man" di Morricone e invece Cane 1 ha pietà di me e con un solo bau emesso ad arte riesce a far partire l'intero pecorame verso sinistra. Aspetto che ci sia la distanza regolamentare sancita dallo storico trattato Uomo - Maremmano e poi riprendo il Cammino.
Un chilometro scarso e si arriva in un vero bosco magico, quello di Turona; grossi ed alti alberi che regalano un'ombra favolosa e un silenzio profondo. C'è anche una fonte con acqua fresca e buona e ne approfitto per bagnare la testa e riempire la borraccia. 
Si riscende ma non di molto poi la sterrata resta in costa ma su un sasso e un albero ci sono grossi segni e frecce che indicano di scendere per un ripido sentierino. Ci sono degli spagnoli che avevo incontrato l'altro ieri che non sanno cosa fare così ci facciamo coraggio e scendiamo. 
La guida cartacea faceva menzione di una variante con guado annesso ed eccolo lì, davanti a noi. È il fosso di Arlena, un allegro e vispo torrentello con grosse pietre che dovrebbero facilitarne l'attraversamento. Detto così sembra tutto facile ma qualche perplessità sul dove e come ce l'abbiamo. Gli spagnoli si rivelano dei cacasotto e quindi tocca a me fare da apripista. 
Saltello su quei sassi con una leggiadria che mi sembro Carla Fracci e in tre secondi sono al di là. Riparto subito lasciando gli spagnoli al loro destino (tanto ormai hanno visto come si fa).

Il sentiero risale ripido per tornantini stretti stretti fino a sfogare in un campo con ulivi e vista lago. Lì mi aspetta la storia, quella vera: un tratto della Cassia Antica è sotto i miei piedi, con il suo basolato ben conservato e ancora al suo posto dopo più di duemila anni. San Francesco la percorse a piedi scalzi nel suo viaggio verso Firenze, io non oso togliermi gli scarponi ma la cammino con un rispetto enorme e con la consapevolezza di star vivendo un momento importante del mio viaggio, nel senso più ampio del termine.
Montefiascone si avvicina velocemente, si cammina in quota e tutto questo caldo non si sente. C'è tempo per incontrare l'animale totemico di oggi, l'equino cappottato.
Ero lì che mi apprestavo a fotografare quello che consideravo uno splendido esemplare di cavallo quando lui si accascia di botto e comincia a rotolarsi sulla schiena, esattamente come fa la Jessie, la mia splendida cagnetta. Ora, io non mi intendo molto di cavalli, ma questa cosa qui non l'ho mai vista e mi è sembrata veramente surreale. Il cavallo vince il premio simpatia e la nomina totemica.

Non c'è molto altro; la fonte del Sambuco, molto bellina con il suo salice e le sue panchine ma con un getto d'acqua pari a 1, è proprio alle porte di Montefiascone come la milestone con il numero 100 che mente sui km ancora da fare.
A Roma ne mancano 113,5. 
Hey, oh, let's go.

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