lunedì 20 luglio 2015

E venne la tappa del gran terrore

Sutri - Campagnano, 28 km.
Mi chiedo come si fa, come è possibile e pure come ho fatto a uscirne sano e salvo,
ma partiamo dall'inizio.
Esco alla solita ora, attraverso Sutri dove tutti i bar sono già aperti, quasi un miracolo. Scendo all'anfiteatro e percorro con molta attenzione il km di Cassia che mi separa dalla via secondaria che tra noccioli e uliveti mi porta verso Monterosi. Poco prima di arrivarci ho il primo incontro col mondo ovino e suoi annessi canini. Li vedo sopraggiungere in fondo alla strada, mi fermo, mi giro e vedo sopraggiungere una macchina bianca; la fermo e chiedo al ragazzo che la guida di traghettarmi oltre il gregge, lui sorride e mi fa accomodare. Saranno venti, forse trenta metri rubati al sentiero ma per una giusta causa; credo che non facciano testo nel computo finale.
Riparto e in breve arrivo a Monterosi, faccio una breve sosta per mangiare due susine e bere un po' e riparto di slancio che non voglio arrivare troppo tardi: Caronte brucia la strada dietro me e stargli davanti è dura.

Percorro lo svincolo della Cassia che saggiamente è stato messo in sicurezza e poco dopo abbandono la consolare a doppia corsia e mi inoltro tra i campi. La sterrata è tranquilla, quasi completamente in piano, passa fra campi coltivati e qualche villetta fino a raggiungere una strada asfaltata. La attraverso e mi trovo davanti i basolati di una vecchia strada romana. Faccio una breve sosta per qualche foto, bevo e riparto per la famigerata Via Cascinone. Appena oltre una collinetta c'è il mio appuntamento col terrore.
Sento già il classico scampanio del gregge di pecore prima ancora di vederlo poi girola curva e mi appare. Il pastore non c'è e sembra non ci siano nemmeno i cani ma so che questo è impossibile. Per sicurezza abbandono la sterrata e mi allargo verso il campo opposto allontanandomi dagli ovini ed è allora che spuntano, prima due poi altri due, poi ancora, arrivano da ogni parte e in un attimo ce li ho tutti addosso. Ringhiano, abbaiano, mi danzano intorno, sbattono i loro musi contro le mie gambe. Io so come comportarmi, testa bassa, cammino lento, niente movimenti bruschi, bastoncini orizontali, senza guardarli ma mi caco sotto comunque. Mi "scortano" per
dieci minuti, i dieci minuti più lunghi della mia vita. Sembra un attimo ma provate a contarli, a sentirli: durano un'eternità. Poi, improvvisamente, come sono arrivati se ne vanno, mi lasciano andare. Io non mi giro, continuo a camminare del mio passo finché non arrivo ad incrociare una strada sterrata e lì posso ricominciare a respirare.

Cammino da quasi 900 km e non mi è mai successo, dico MAI, in tutto il Cammino di avere problemi come questo. Mi dispiace parlare male della mia regione (anche se ora vivo in Toscana) ma le tappe laziali della Via Francigena sono le peggiori in assoluto, a livello di manutenzione, di segnaletica, di sicurezza per non parlare dell'abbandono in cui versano alcuni borghi tipo Vetralla che avrebbero buone possibilità di attirare turismo e che amministrazioni più oculate, nel corso del tempo, avrebbero saputo tutelare e traformare in piccoli gioiellini come Sutri, vera perla isolata della Tuscia. Si sente la differenza lasciandosi Radicofani alle spalle; io l'ho sentita e lo dico con la morte nel cuore.
Sono uscito da questa brutta avventura ed ho percorso gli ultimi 6 km della tappa con le orecchie tese ad ogni tintinnio, ad ogni rumore, con la paura di trovarmi ancora circondato. Io amo i cani, sia chiaro, e non ne ho paura ma penso a chi invece può averne a chi, come me, fa questo cammino da solo e magari ha meno sangue freddo o non sa come comportarsi: qualcosa potrebbe andare storto e questo non può, non deve succedere.
Per la cronaca gli unici animali incontrati nell'ultimo tratto sono state delle bellissime e pacifiche mucche, quelle dalle corna lunghe, e le lucertole. Le mucche diventano l'animale totemico di oggi e chi mi conosce sa che anni fa, quando andavo a camminare nel selvaggio Galles o nelle solitarie brughiere inglesi ho avuto dei problemi con loro...ma questa è un'altra storia.
A Roma mancano 38,2 km. Domani mi sa che faccio la Cassia: meglio travolto da un Tir che dilaniato dai cani...si fa per dire.

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