giovedì 21 settembre 2017

Wild Murgia, la steppa, gli odori e i sapori


Terza tappa: da Santeramo a Altamura, 25 allegri km.

I primi chilometri della tappa odierna non sono piacevoli, non per il paesaggio, che rimane meraviglioso, ma per l'inciviltà delle persone, almeno di alcune, di quelle che che non riescono proprio a vedere il territorio in cui vivono diversamente da una discarica.
Televisori, frigoriferi, un numero esagerato di tazze del cesso, e, la cosa peggiore, ondulati di amianto in quantità industriale. Se questa gente non riesce a capire che alcuni materiali, con il passare del tempo e l'azione atmosferica, tendono a polverizzarsi e a permeare il terreno in maniera irrimediabile di veleno, siamo messi veramente male. Ci vorrebbero controlli, pene severe e tolleranza zero per questi esseri che proprio non si possono definire umani.
Ma oggi, come dice il titolo di questo post, è la tappa della steppa, degli odori e dei sapori e io voglio cominciare parlandovi degli odori. Si cammina con l'olfatto sempre in iperattività, perché qui crescono, spontanee, alcune piante fra le più aromatiche al mondo: l'origano in primis, il timo in se undis e per il gran finale il finocchietto selvatico, vera delizia degli sniffatori seriali.
La prima parte della tappa si snoda fra campi di ulivi, terreni agricoli e i soliti muretti a secco: vera regina del paesaggio è la Ferula, una pianta dal legno leggero ma resistentissimo, che aveva i più svariati utilizzi: se ne ricavavano sgabelli per i contadini, pastorali per i preti e perfino la famosissima fiamma olimpica dei tedofori.

Il sentiero è segnato benissimo e si cammina veloci anche se ogni tanto, qua e là, un cartello misteriosamente cade e un sasso con una freccia gialla finisce inspiegabilmente dall'altro lato della strada, in un cespuglio: che siano gli stessi che scaricano l'amianto a fare questi stupidi scherzetti? Possibile, anzi, assai probabile, del resto le persone che camminano hanno anche il dono di controllare il territorio e questo sicuramente a qualcuno non va giù.
Eppure siamo in un parco nazionale, quello dell'Alta Murgia, che, comprendendo tutte le zone protette limitrofe lo fa diventare
il secondo in Italia per estensione, ma evidentemente le statistiche non ci aiutano.

Continuiamo a camminare tranquillamente e all'improvviso il terreno davanti a noi scende ripido verso una enorme piana inabitata: ci siamo, la steppa si apre enorme davanti ai nostri occhi: la Wild Murgia è qui, .in tutto il suo splendore, Restiamo su questo balcone naturale un po', perché certi spettacoli hanno bisogno di tempo per essere osservati a dovere, poi iniziamo a scendere.
Per farlo passiamo per una Gravinella, solella minore delle Gravine tipiche del tarantino (non Quentin). Trattasi di piccolo canyon creato dall'erosione delle acque, una sorta di U di rocce piena di piante dai bei colori autunnali, fiori di zafferanastro e arbusti con bacche di tutti i colori: veramente un posto spettacolare. Quando arriviamo in fondo, cominciamo a seguire vecchi sterrati e strade di campagna che regalano scorci fantastici in tutte le direzioni. Ma la direzione giusta è una sola, quella che porta alla Masseria Scalera.

Sono Vito e sua figlia ad accoglierci in questo angolo di paradiso dove gli animali vi ono sereni e dove  i formaggi la fanno da padrone. Viene allestito un banchetto in nostro onore e mentre Vito inizia a raccontarci della sua fattoria e dei suoi prodotti, arriva Giovanni, vera anima e memoria storica di Altamura.
Il baccanale ha inizio e dopo pane, formaggi e vino locale c'è anche spazio per un bicchiere di Padre Peppe, il prezioso elisir di noci di Altamura, in parole povere il Nocino. Solo che qui ogni famiglia ha la sua ricetta, fatta di piccoli ingredienti segreto che vengono tramandati solo ad alcuni componenti della famiglia stessa
per permetterne la sopravvivenza 
Padre Peppe era il nome di un frate di Altamura che per primo trascrisse la preziosa ricetta.

Le due ore abbondanti che mancano per arrivare a fine tappa si svolgono così in un'atmosfera surreale,il gruppo si sfilaccia, e personalmente scatto centinaia di foto alle meravigliose geometrie agricole, e alle poche piante affioranti qua e là dalla spoglia steppa Murgiana. 
Ci ricompattiamo per visitare una chiesa ipogea dove sopravvivono ancora degli affreschi antichissimi e per farci raccontare della strada medievale che portava ad Altamura, visibilissima e riconoscibile dai solchi lasciati dai carri. Manca pochissimo alla meta, e quando entriamo in città la sorpresa è grandissima. Il centro storico è un gioiello: fu costruita da Federico II, un uomo illuminato,un vero rivoluzionario, che la volle dividere in quattro quarti, ognuno per un credo religioso diverso,: cristiani, ebrei, arabi e greci ortodossi. Le persone vivevano in totale armonia e i matrimoni misti erano all'ordine del giorno. Federico fu l'unico a concludere una crociata senza alcuno spargimento di sangue ma con un accordo con il sultano e per questo si beccò una delle cinque scomuniche. La cattedrale di Altamura', l'unica costruita dall'imperatore saggio, è meravigliosa e piena di simboli pagani, come una grossa testa del dio Giano, quello bifronte, che si trovava sulla punta del tetto che sormontava l'ingresso. Inutile dire che alla sua morte la chiesa distrisse l'armonia di questo luogo cacciando i saraceni e  gli ebtei che non si volevano convertire e soggiogando i greci ortodossi. Cambiarono addirittura l'ingresso alla cattedrale, da davanti a dietro. 
Insomma un luogo e soprattutto una persona da conoscere più approfonditamente.


Sulla cena stendo un velo pietoso ma posso dirvi che è stato un baccanale che si è svolto in uno dei locali più belli e coloriti in cui io abbia mai mangiato, il Pein Assut dove il Padre Peppe scorre a fiumi. 
Domani è, ahimè, l'ultima tappa e si arriverà a Matera, ma ve lo racconterò domani.
Saludos amigos.

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