Siena - Ponte d'Arbia 25 km.
E alla fine fu il vento...e anche qualche grado in meno.
Siena, bella bellissima, era ancora meglio stamattina, svuotata dall'orda di turisti che la cinge d'assedio praticamente tutti i giorni dell'anno e d'estate di più. Solo un gruppo di americani buttati sulla scala che porta a Piazza del Campo circondati da bottiglie vuote e immondizia varia, neanche fosse una città loro, rompeva l'incanto. Li avrei caricati sul camion compattatore, vero lo dico.
Esco da Porta Romana e giro subitissimo a sinistra. La strada, prima in docile saliscendi e poi in discesa mi allontana da Siena dolcemente; il colore dei mattoni delle chiese e delle torri si accende con i primi raggi del sole ed è magia pura.
Quasi in fondo la sterrata gira a destra gemellandosi con l'Eroica, storico percorso ciclabile per supereroi.
La separazione dalle mie scarpe era ormai sulla bocca di tutti: comprate senza nessuna convinzione, di fatto mai usate, ritirate fuori come sostituto improvvisato delle defunte scarpette prima scelta giustamente erano alquanto incazzate, piene di rancore e ben decise a rendermi la vita impossibile. Tre storte, una caviglia gonfia e dolente il loro triste bottino.
Direi che la scelta di separarci per sempre è stata la cosa più azzeccata che ho fatto in tutto il Cammino.
Le ho legate ad un palo indicatore della Francigena e "Adios Amigo"; ho infilato il sandalo (sul calzino) e sono tornato a camminare in scioltezza.
È stato lì che ho incontrato
Kiba, splendida cucciola Husky di sei mesi che portava a spasso il suo padrone. Mi ha leccato, mi ha zampato tutto, mi si è strusciata addosso senza vergogna guadagnandosi a pieno titolo la nomina ad animale totemico del giorno .
Passeggio sull'Eroica Francigena per un po', costeggiando la Cassia poi finalmente attraverso la consolare e mi infilo a tutti gli effetti nella Val d'Arbia.
Avete presente quando incontrate una persona e per qualche bizzarra alchimia il cuore vi inizia a rimbalzare nella cassa toracica come la pallina nel flipper? L'amore a prima vista che ti lascia di stucco è un barbatrucco?
Ecco, esattamente quello. La valle è bella, no, di più, è stupenda e il punto di vista è di quelli privilegiati: i crinali si susseguono dolci e armonici e un bel venticello li accarezza con brio e io partecipo all'incontro. Camminare diventa lieve anche perché ai lati gli occhi fanno scorpacciata di bellezza: campi coltivati che sembrano disegnati, geometrie folli di trebbiature recenti, alberi solitari a sfidare il vuoto e tanti, tantissimi girasoli, roba da andare fuori di testa (se vi piacciono i girasoli, s'intende, io li adoro).
Incontro persone, chi in cammino da poco, chi da tanto, incotro un giovane frate con i sandali, un calzino si e uno no, incontro un ciclista supereroe e la sosta non preoccupa: finché c'è vento c'è tempo..
Gli ultimi 3 km dopo Quinciano e la discesa a valle sono un po' duri perché quando ti sei abituato al crinale vorresti solo quello; fortunatamente durano poco e alla fine il paesino di Ponte d'Arbia mi accoglie pacifico e silente come nell'ora della siesta...ma sono solo le 12,34.
A Roma mancano 221,3 km.
Zitto e cammina, cammina e cammina.
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