Gambassi - Colle Val d'Elsa, 23 km.
Un'altra tappa meravigliosa quella di oggi, vissuta con un po' di sofferenza soprattutto nella prima parte, fino a San Gimignano. Andiamo con ordine e partiamo dalla sveglia che è stata drammatica. Ho pagato a caro prezzo il bel pomeriggio/sera di ieri con fuga al mare e relativa cenetta deliziosa al Nuovo Messico di Mazzanta (Vada). Ero tornato a Gambassi a mezzanotte felice ma esausto e con la consapevolezza di avere davanti solo quattro ore e mezzo di sonno. Mi consola il fatto che non avrei dormito comunque visto che la stanza in cui alloggiavo affacciava su un parchetto dove si svolgeva la festa della birra con tanto di concerto di una cover band (anche bravina) dei Pink Floyd terminato con una lunghissima versione di Run like hell ben oltre la mezzanotte. Ma questo era ieri.
Oggi alle 5,30 i bar di Gambassi erano ancora chiusi per cui sono partito senza il conforto di una buona colazione.
La prima parte del Cammino è in discesa, prima su asfalto poi su strada bianca; c'è un'alba bellissima a consolazione del sonno e della fame, con un bel sole rosso che sale fra nuvole scure che, ahimè, si dissolveranno presto.
La salitaccia ti attende dietro l'angolo e ti fa recuperare di botto tutto il dislivello perso. Arrivo su che sono sudato mesto, col fiato corto e le gambe cedevoli. Faccio una sosta meritatissima; in lontananza si vedono già le torri di San Gimignano ma per toccarle mancano ancora 9 km. Riparto. Si va per crinali con dolci saliscendi e una vista bellissima. Si allunga un po' per salire alla Pieve di Cellole ma la bellezza del luogo e il suo silenzio irreale ne fanno uno dei posti più belli del percorso.
Due km e sono nella turrita San Gimignano che sarebbe uno dei borghi più belli al mondo se non fosse assediata dai negozi di souvenir e dai ristoranti che la fanno sembrare un luna park.
Finalmente faccio colazione e metto energie fresche nel motore. Poi c'è l'incontro con Frate "Bernacca" e la giornata si anima di allegria.
Entro nel Convento di Sant'Agostino per timbrare la credenziale e il frate, in abiti civili, mi accoglie calorosamente; due parole veloci sul Cammino e sul meteoo e lui chiude con un "dovrebbe tirare un po' di vento" buttato lì quasi a caso. Beh, non ci crederete, ma appena fuori sulla piazzetta assolata un birichino refolo di aria mi avvolge: non mi lascerà fino alla discesa del crinale sopra Colle Val d'Elsa. È cosa buona e giusta perché nel frattempo il caldo ha ricominciato il suo assalto e la salita fra i bellissimi vigneti mette a dura prova il pellegrino, anche quello più
È a metà di questa salita che un pennuto appartenente al genere "pollame poco noto" mi attraversa la strada: non è un tacchino, non è un fagiano, non è una faraona, non è un animale conosciuto ma è comunque il mio animale totemico di oggi, a pieno diritto. Magari ho scoperto una nuova specie e mi becco il Nobel, chissà.
Arrivo in cima e anche la meta di oggi appare in lontananza, saranno 4 km circa ma le mie batterie cominciano ad essere scariche e più mi scarico più mi deconcentro ed è così che torno a mettere un piede in fallo e la giornaliera storta alla caviglia sinisra si presenta, inesorabile. Mi fermo a testare i danni ma tutto sembra essere ok.
Il passo rallenta ulteriormente, la sete sale a livelli vertiginosi come il mio desiderio di sedermi in un bar. Alla fine entro in paese e lì stramazzo; ingollo quattro spume al cedro con ghiaccio una via l'altra, come se non ci fosse un domani: finalmente il corpo gode e si rilassa ed io posso respirare sereno.
A Roma mancano ora 272 km. Il gioco si fa duro.
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