lunedì 30 settembre 2019

Slowly in salve, seconda giornata



Il primo appuntamento di questa seconda giornata di Slowly in Salve e con la magnifica chiesa di Leuca Piccola, nel territorio comunale di Barbarano. Storico luogo di accoglienza per I pellegrini diretti verso il santuario di santa Maria di Leuca, la chiesetta ha una storia antichissima. La famiglia Capece, originaria del'area sorrentina, era proprietaria del terreno dove sorgeva la piccola chiesa e  Don Annibale, sacerdote della famiglia, decise di aprirla all'accoglienza scavando una serie di grotte dove i pellegrini potevano godere del fresco e dell'acqua grazie alla presenza di tre pozzi. L'acqua è da sempre un bene prezioso qui in Salento e i viandanti, per cui l'acqua è fondamentale, seguivano una sorta di percorso ideale che univa i pozzi, in modo da potersi rifocillare.
L'accoglienza iniziò ufficialmente nel 1685 e chi giungeva qui a piedi poteva contare su una locanda. 

"Ferma I pié passegger, non dar più passo, che qui trovi comode rimesse. Don Annibale Capece ci destinò per forastier in spasso" Questa era la stele, un'insegna dell'epoca, che si trovava appesa sul muro della stalla di fronte alla chiesa e che li invitava a sostare. Sul muro della locanda invece si trovava l'iscrizione delle Dieci P: "Parole poco pensate portano pena, perciò prima pensa poi parla" una frase antica ma attualissima in questi tempi bui. 
L'interno della chiesa è ricco di affreschi che rappresentano vari santi, da santa Marina (per chiari motivi di vicinanza) a san Gennaro (per ovvi motivi di origine), da san Oronzo patrono di Lecce a santa Barbara che protegge dai temporali (e dalle esplosioni da polvere da sparo). 

La raffigurazione più importante è però una sinopia cioè il disegno preparatorio di un affresco: rappresenta una madonna col bambino e risale alla seconda metà del 1500. 
Dalla terrazza che sovrasta la chiesa si gode di una bellissima vista sulla campagna circostante fatta di ulivi, pajare  e rocce che affiorano dalla terra rossa.



Seconda tappa della giornata è il borgo di Patù, il paese dei gatti. Pare che I felini fossero numerosi per via dei tanti granai presenti in loco e gli inevitabili topi. In effetti, lo stemma del paese rappresenta un gatto con un pesce in bocca. Il maggior punto di attrazione è però il Centopietre, una tomba medievale del 1200 costruita con grossi massi in guisa di casetta; di fronte c'è la chiesa di san Giovanni Battista recentemente restaurata. È una chiesetta scarna, senza sfarzi e fronzoli, di quelle che amo tanto perché rappresentano perfettamente la mia idea di spiritualità..



Da lì al santuario di Santa Maria di Leuca il passo è breve, pochi chilometri. La costruzione è imponente, ricorda una masseria costruita in forma di fortezza perché la sua storia è fatta di continui attacchi da parte dei pirati del nord Africa. Nel 1600 il santuario fu dato alle fiamme ben due volte e in una delle due il quadro di Palma il giovane raffigurante la Madonna con bambino fu dato alle fiamme; per un intervento divino (non potrebbe essere altrimenti) la parte centrale che racchiudeva I volti si salvò ed é tuttora sull'altare maggiore, che ricorda nello stile e nell'uso dei materiali, quello della chiesa di santa Marina visitata ieri, quasi una fotocopia. Sull'altare sinistro, ciliegina sulla torta, c'è un quadro del 1800 che rappresenta l'annunciazione; la particolarità è che non ci sono né colori né pittura, il tutto è fatto di cartapesta.


Arriva l'ora di pranzo e raggiungiamo il ristorante La Cozza che si affaccia sul mare ancora pieno di bagnanti grazie al clima ideale. Le portate sono tante e spettacolari, a cominciare dagli sfiziosi antipasti fra crudi e fritti, per passare a dei paccheri con sugo di pesce e una deliziosa frittura di calamari e gamberi, il tutto annaffiato da dell'ottimo rosé.




Il primo pomeriggio è dedicato al circondario rurale di Salve. Legambiente ci aspetta in una pajara ristrutturata per farci assaggiare ottimi dolci preparati dalle donne del luogo e un goccio di un passito salentino. Mentre sto assaggiando un pasticciotto mi viene incontro Meggy Grey, la moglie di Nicolas Grey. Li avevo conosciuti lo scorso febbraio nella loro masseria piena di gatti e di opere d'arte. È lei a riconoscermi e mi da un caloroso abbraccio cui io mi abbandono volentieri; sento di aver lasciato un bel ricordo e questo mi commuove non poco, ma non c'è molto tempo per I sentimentalismi: il gruppo si muove per una lunga camminata fra uliveti, vecchie pajare e muretti a secco crollati. Non è sempre semplice mettere un passo dopo l'altro, ma per chi ama camminare non è certo un problema e poi il paesaggio è da brividi. Ci vuole un'ora per tornare al punto di partenza e un quarto d'ora per infilarsi velocemente sotto la doccia e tornare velocemente a palazzo Ramirez.



La visita al museo dei telai antichi apre una finestra importante su uno spaccato della vita di Salve. Quello della tessitura era una fetta importante dell'economia locale, purtroppo soppiantato nel corso del tempo dall'industrializzazione del settore ma le tradizioni culturali sono dure a morire e tenere viva la memoria è di estrema importanza.
Con brevi cenni storici si scopre che I telai venivano costruiti con legno d'ulivo o di quercia e che si lavorava il cotone, il lino ma anche la fibra della canapa che serviva creare delle corde sottili che venivano usate per fare asciugare le foglie di tabacco e, nella più nobile arte, quella del riciclo, non si buttavano e trovavano nuova vita nei tessuti.




L'ultimo appuntamento è quello con il convegno "Salve, luogo della lentezza e del saper fare" cui partecipano, oltre al sindaco e agli amministratori della città, altri operatori del settore e figure di spicco delle associazioni che si occupano di turismo. Si parla di lentezza, di accoglienza e di cammini ma anche di mare e di nuove strategie per sviluppare questo settore con il rispetto per l'ambiente, il recupero dei valori umani e delle tradizioni locali.



Il tutto si conclude con due tavoli pieni di specialità locali, uno per I salati (polpo con patate, scapece, e varie specialità di pesce) e uno per i dolci con i mostaccioli, le cartellate, i pastcciotti e tutte le altre leccornie tipiche delle tradizioni natalizie e pasquali del Salento. Quello che si dice chiudere in bellezza. 
In realtà c'è ancora la cena a base di carne al Jameson che è ormai la nostra tana e che ci coccola con amore fino a notte fonda. Grazie ragazzi!!!





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