Piacenza - Fiorenzuola d'Arda, 25 km; il giorno dell'acqua.
La via Emilia, forse l'ho già detto, è una sorta di nervo teso che attraversa e taglia in due la Pianura Padana e ne tiene unite tutte le città, tutti i paesi e tutte le locali culture. Si, perché l'Emilia Romagna è un crogiuolo di popoli, di dialetti e di modi di fare così diversi gli uni dagli altri che senza una direttrice unica, una sorta di (strada) maestra avrebbero finito per bisticciare per sempre.
Certo, percorrerla a piedi può risultare faticoso, fastidioso e feroce, tre F che insieme possono condurre alla Follia. Eppure per uscire da Piacenza bisogna farlo, bisogna arrivare fino a Pontenure e oltre, bisogna tapparsi il naso per non respirare i miasmi degli scarichi dei camion e bisogna inventarsi una "zona pedonale" dove non esiste.
Sono stoico, sono motivato e resisto, resisto fino al cippo che ricorda il partigiano Giuseppe, trucidato proprio lì, sulla via Emilia. Mi fermo a carezzare quella foto antica, quel giovane di soli venti anni con gli occhi un po tristi che sicuramente meritava un futuro migliore; un futuro e basta.
È lì che lascio Emila proseguire dritta e infinita e mi infilo nei campi.
Il manto grigio del cielo che alle 7 sembrava promettere compatto pioggia e tempesta improvvisamente si frantuma, si divide in tanti piccoli pezzi che vanno a posizionarsi candidi nella tavolozza monocromo blu del cielo, come se ci fosse Magritte a capo del servizio metereologico locale. Il verde delle piante di pomodoro e del granturco e il giallo del grano non fanno che armonizzare il tutto ed è come camminare in un quadro. Pochi rumori, sporadiche macchine poi anche l'asfalto minore finisce e si va per i campi.
Ma oggi è il giorno dell'acqua, ve l'ho detto, e non si può scampare.
Il primo guado è del Chero, un fiumiciattolo che probabilmente d'inverno ha una qualche consistenza ma che ora è poca cosa. Neanche mi tolgo le scarpe, cammino sui talloni e attraverso tranquillo; aver comprato le scarpe in goretex si rivela una mossa azzeccata e quel poco di acqua che imbarco si asciuga subito.
Il secondo guado è qualche km più in là, giusto il tempo di scattare trecento fotografie a questo cielo che sembra immobile come un set cinematografico e rende ogni inquadratura un capolavoro. Trattasi del torrente Chiavenna, leggermente più ampio del precedente ma pur sempre modesto. Entro in acqua senza curarmi della profondità: la temperatura è salita, i piedi cominciano a bollire e una rinfrescatina non potrà che fargli bene.
Mi sento come un bambino che sguazza felice nelle pozze lasciate da un temporale, incurante delle raccomandazioni materne sul non inzupparsi le scarpe e non sporcarsi i vestiti puliti. Il mio cuore regredisce e mi faccio una sonora risata. Non sarà l'ultima.
Proseguo il cammino, attraverso il complesso abbandonato della Spezieira e dopo poco vedo, da lontano, un potente getto d'acqua attraversare il cielo in un ampio arco: un grosso idrante agricolo sta annaffiando un campo di pomodori. Mano a mano che mi avvicino lo vedo meglio, seguo il tragitto del suo lento spruzzare e, lentamente, la Follia di cui sopra si manifesta.
Il getto arriva a bagnare anche la sterrata ed io, che ormai mi sento Poseidone, mollo lo zaino in zona protetta, allargo le braccia, alzo il viso verso il cielo e attendo che la pioggia artificiale mi prenda, una, due, cinque volte. Urlo, prima di stupore, perché l'acqua è fredda, poi di gioia, perché il bambino che è in me ha preso il sopravvento e non se ne andrebbe mai da quel gigantesco parco giochi.
Ma ogni bel gioco dura poco, si sa e Fiorenzuola è solo a due km. Tempo di andare, di chiudere la tappa. Con i vestiti totalmente gonfi d'acqua mi rimetto lo zaino e dopo mezz'ora entro in paese, completamente asciutto. Lemon-sosta.
L'animale totemico di oggi è l'asino. Ne ho incontrato uno oggi; era in un campo recintato, insieme (ma a distanza) a due caprette. Ci siamo guardati per qualche secondo poi io ho semplicemente detto "ciao Ciuchino" e lui è venuto da me a farsi accarezzare la testa e il muso. Aveva degli occhi bellissimi ed io adoro gli asini.
A Roma mancano 572,5 km. Gli elementi sono con me; avere gli alleati giusti è importante. Come cantava Peter Gabriel "water all over me".
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