No, non è un errore di battitura, ho scritto Cammino volutamente con la maiuscola perché per me (e chi mi conosce lo sa) camminare è una cosa sacra, ce l'ho nel DNA. L'ho sviluppata fin da piccolo, da quando i miei genitori decisero che il mare poteva bastare e bisognava andare in montagna. Da allora "quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali" come dice il buon Paolo Conte. Le Dolomiti sono state la mia palestra poi ho affrontato i lunghi sentieri di Inghilterra, Scozia e Galles, mi sono macinato tutto l'Abruzzo ed ora, dopo averlo desiderato per tanto tempo, mi appresto a partire per quello che è uno dei percorsi culturali e religiosi più importanti al mondo: la Via Francigena. Sono un ateo convinto e testardo (pur avendo un mio personalissimo lato spirituale) e affronterò questi 900 km con la voglia di vedere, di scoprire, di sentire ciò che tantissime persone prima di me hanno già visto, scoperto e sentito. Ma Camminare è prima di tutto un aprirsi a se stessi, un modo per scendere nelle proprie profondità e contemporaneamente guardarsi dall'alto. Questo è quello che mi ha sempre affascinato, questo è ciò che mi ha sempre spinto a mettere un passo dopo l'altro.
Un diario di viaggio può essere un bel modo di condividere le sensazioni, i dolori e le gioie che si provano sulla strada, che sia essa un sentiero, una sterrata o la più trafficata delle statali.
Il 9 di giugno partirò dalla Val di Susa per scendere, con i miei tempi e il mio passo, fino a Roma: il turismo slow può insegnare molte cose e regalare punti di vista diversi sotto tutti gli aspetti e io voglio condividere con voi questa mia esperienza e sentire, in qualche strano modo, di portarvi tutti con me pur viaggiando da solo.
Thoreau scriveva "l'uomo che viaggia da solo può partire oggi; chi viaggia in compagnia deve aspettare che l'altro sia pronto".
Lo zaino, come vedete è già pronto, io pure.
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