venerdì 26 maggio 2017

Turòon, Turàs, Tetàs (o Tugnàs)


Venticinquesima tappa, Solarolo Monasterolo - Cremona, 33 km.

La meteorologia non é una scienza esatta e questo lo sapete tutti quanti, è più un "vediamo se oggi ci azzecco", if you know what i mean.
Esco alle 6,15 e il cielo è uno scuro strato uniforme, il sole, se c'è, è nascosto molto bene. Non posso chiedere di meglio, oggi i km sono tanti e il caldo, il mio peggior nemico, è stimato sui 31° ma forse si può andare al ribasso. 
La ciclabile è lì che mi aspetta, docile e navigata compagna; i campi attorno hanno quell'aria da risveglio che regala la luce radente del mattino (seppur velato) e pullulano di lepri a zonzo e uccelli mattinieri Tira una leggera brezza che accarezza la pelle e rende ogni passo una gioia.
A Isola Pescaroli (certo chi ha inventato tutti questi nomi...) c'è una vecchia diga e c'è anche un baretto ancorato alla riva del Po ma una volta salita la passerella scopro con amarezza che non sono interessati alle colazioni e che apriranno solo alle 10. Mestizia.
Ci sono altri 5 km da fare fino a Stagno Lombardo che è anche la metà della tappa per cui mi muovo veloce. 
Corro lungo il fiume per un po' poi devio sulla destra per ricongiungermi nuovamente alla ciclabile. Nell'aria c'è, pungente, odore di letame, di campi concimati, di fatica contadina e lungo la strada risuonano parole antiche come chiavica (o chiavicone) e budri (che sarebbero degli stagni); qui e là cascine enormi, con la grossa aia circondata e protetta dalle grosse mura e si vestono di nomi bizzarri. Mi piace tutto questo sapore rurale, è un gusto antico che noi di città abbiamo ormai perso ma che qui si trova con facilità, anche se le cascine sono mezze vuote e le bestie nell'aia non razzolano più.
Arrivo a Stagno Lombardo e trovo subito il bar; la signora è gentilissima e mi fa un tumbler grosso pieno di latte freddo e caffè, ma me lo fa pagare come quello piccolo. Lei sa già tutto della Via Postumia, Sara l'ha "indottrinata" bene quando è passata a segnare il percorso tempo fa: bene così, perché i bar sono il tam tam di una comunità, la voce del paese.
Carico di proteine animali riparto veloce; le nuvole, che lentamente si erano aperte sono scomparse e il sole ride di lassù anche se il vento è rimasto e carezza la pianura. 
C'è una buffa meridiana fuori dal paese, molto coreografica, poi sono solo campi, un lungo giro di campi fino al ricongiungimento col grande fiume. Da qui e per un bel pezzo camminare diventa una gioia: trattasi di bel sentierino ombreggiato, con saltuari tavolini da picnic e tantissimo silenzio, ci voleva proprio.
Alla fine c'è anche un bar osteria dove mi rifocillo con l'ormai tradizionale succo al mirtillo diluito con acqua frizzante.
Gli ultimi 4 km sono sotto il sole impietoso ma entrare a Cremona essendosela guadagnata con valore ha un gusto unico.
La città delle tre T, turòon, turàs, tetàs (torrone, Torrazzo, tettone... ma anche Tognazzi) mi accoglie a braccia aperte e io la ricambierò domani con una lunga giornata dedicata solo a lei: domani riposo.

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